Un grande gap tra domanda e offerta difficile da colmare: quello del reperimento di profili tech, indispensabili allo sviluppo digitale. L’accelerazione impressa alla digitalizzazione dalla pandemia rende infatti difficile colmare questo gap. In Europa “ci sono 5,7 milioni di developer di professionisti It che possono supportare le aziende nella digitalizzazione – spiega all’Adnkronos/Labitalia Nelly Bonfiglio, Cco di Codemotion – ma di questo totale solo il 13% è alla ricerca attiva di lavoro”.  Ulteriore criticità è dovuta al fatto che le aziende, “per mettersi in contatto con questi profili hanno bisogno di parlare la loro stessa lingua – osserva Bonfiglio – quindi la grande sfida e la grande difficoltà che oggi riscontriamo è quella di ripensare totalmente il processo di hiring e selezione dei professionisti”.

Il ruolo dei Tech Hr recruiter

Per avere successo nel reperimento di un ottimo professionista, occorre centrare tre obiettivi. “Innanzitutto occorre essere capaci di raccontare le best practices, le cose migliori tra quello che fa l’azienda. Poi bisogna sapere trasmettere la cultura e i valori aziendali – aggiunge Bonfiglio -. E infine bisogna offrire avere salari competitivi”.
Insomma, l’Hr deve lavorare per rendere “sempre più noti la cultura e i valori aziendali, mentre il dipartimento tech può affrontare i processi di selezione in modo puntuale – spiega Bonfiglio -. Per questo nascono sempre più Tech Hr recruiter che si occupano proprio della selezione e del supporto ai dipartimenti tecnici dell’assunzione di figure It”.

Le piccole aziende sono più aperte nel cercare le risorse all’esterno

Contrariamente a quanto si può pensare, nel processo di digitalizzazione le Pmi non sono le più svantaggiate. “Le piccole aziende sono molto più aperte nel cercare le risorse all’esterno – racconta la Cco – Inoltre continuano a nascere molte start up e scale up, e anche in questo caso notiamo movimenti virtuosi: queste nuove realtà hanno un occhio più fresco e sono più flessibili nel farsi guidare”.
In ogni caso, se infrastrutture e competenze sono gli asset fondamentali per lo sviluppo della digitalizzazione, “c’è la sfida della Pa, in tutti i tanti settori di cui si occupa – commenta la manager – basti pensare che solo l’1% della superficie nazionale viene curata con tecnologie smart”.

È necessaria una trasformazione della cultura e dei valori aziendali

L’obiettivo principale è quindi quello di colmare il gap di competenze digitali dell’Italia. “La pandemia ci ha costretto ad andare più veloci verso la digitalizzazione e le aziende devono ‘pensare in digitale’. Non si tratta soltanto di digitalizzare l’offerta – spiega ancora la Cco di Codemotion – e non basta un sito o un team tecnico a portare l’azienda a pensare in digitale. Ma è una trasformazione un po’ generale della cultura e dei valori – aggiunge -. Per questo bisogna fare in modo che tutti i dipartimenti aziendali abbiamo un set minimo di competenze digitali con cui poter affrontare il cambiamento”.