Una goccia nel mare

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57° Rapporto Censis sulla società: come sono gli italiani del 2023?

In un Paese affetto da una profonda crisi demografica, tanto che nel 2050 in Italia avremo in meno quasi 8 milioni di persone in età lavorativa, è record di occupati, ma la crescita è in rallentamento.
Intanto, monta l’onda delle rivendicazioni dei diritti civili individuali e delle nuove famiglie. E nella siderale incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani. Che preferiscono la fuga: sono più di 36.000 gli expat di 18-34 anni solo nell’ultimo anno.

Ma intrappolati nel mercato dell’emotività, il 69% degli italiani pensa che la globalizzazione porti più danni che benefici, e il 60% teme lo scoppio di una guerra mondiale.
È quanto emerge dal capitolo La società italiana al 2023 del 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Nel tempo dei desideri minori l’Italia è irrimediabilmente in declino

Resi più fragili dal disarmo identitario e politico, feriti da un profondo senso di impotenza, l’80,1% degli italiani (84,1% giovani) è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino.
Nell’ipertrofia emotiva in cui la società italiana si è inabissata, le argomentazioni ragionevoli possono essere capovolte da continue scosse emozionali. Tutto è emergenza, quindi, nessuna lo è veramente. Così trovano terreno fertile paure amplificate, fughe millenaristiche, spasmi apocalittici, l’improbabile e il verosimile.

È poi il tempo dei desideri minori: non più uno stile di vita all’insegna della corsa ai consumi per conquistare l’agiatezza, ma una ricerca di piaceri consolatori per garantirsi uno spicchio di benessere.

Tra record occupazione e istanze sociali rivendicative

Siamo passati rapidamente dall’allarme sulla disoccupazione al record di occupati, mentre il sistema produttivo lamenta sempre più frequentemente la carenza di manodopera e figure professionali.
Inoltre, se le famiglie in Italia sono 25,3 milioni (tradizionali, 52,4%) il numero dei matrimoni si riduce (da 246.613 nel 2008 a 180.416 nel 2021) e oggi 1,6 milioni di famiglie (11,4%e) sono costituite da coppie non coniugate.

Sembra poi giunta a maturazione una nuova stagione di rivendicazioni di diritti civili: il 74,0% è favorevole all’eutanasia, il 70,3% approva l’adozione da parte dei single, il 65,6% è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e il 54,3% dell’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso, e il 72,5% è favorevole all’introduzione dello Ius Soli.

I giovani sono troppo pochi per “contare”

La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni precedenti sembra abissale. Oggi i 18-34enni sono poco più di 10 milioni (17,5% della popolazione): in vent’anni ne abbiamo perso quasi 3 milioni.
I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi contano poco. La grande maggioranza degli italiani (57,3%) riconosce che i giovani, in questo momento, sono la generazione più penalizzata di tutte.

Gli anziani rappresentano invece il 24,1% della popolazione complessiva, e quelli di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli.
Nel 2040 le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (37,0% del totale), e di queste, quelle costituite da anziani diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni).

Settore ICT, entro il 2027 le imprese assumeranno quasi 73mila addetti 

Il mercato delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni (ICT) in Italia sta vivendo una fase di costante crescita, con prospettive promettenti per il periodo 2023-2027.
Le previsioni di Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, indicano che durante questo intervallo temporale, le imprese italiane avranno un fabbisogno occupazionale complessivo di oltre 3.800.000 unità, equivalenti a circa 760.000 nuove entrate all’anno.

Ci sono pochi esperti disponibili sul mercato

Nel specifico, per il settore dell’Informatica e delle telecomunicazioni, il Sistema Informativo Excelsior prospetta un fabbisogno di 72.600 unità nei prossimi quattro anni.
Questo dato evidenzia la crescente richiesta di professionisti del settore, ma sottolinea anche la persistente discrepanza tra la domanda delle imprese e il numero effettivo di professionisti e manager IT disponibili sul mercato.

L’evoluzione rapida e continua delle diverse aree dell’IT, come la Data Science, la Cyber Security, la Blockchain, l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning, ha generato una crescente necessità da parte delle aziende di figure altamente specializzate. 

ICT Security Manager e Cyber Security Architect le figure più ricercate

Tra i professionisti più ricercati in Italia spiccano gli ICT Security Manager, i Cyber Security Architect, gli Sviluppatori, i Business Intelligence Analyst e i Network Engineer.
Inoltre, sono sempre più richiesti specialisti nel Cloud e professionisti esperti in soluzioni SAP ed ERP.

Mismatch tra fabbisogno delle imprese e disponibilità di professionisti

Tuttavia, nonostante la crescente domanda, persiste un significativo mismatch tra il fabbisogno occupazionale delle imprese e la disponibilità di professionisti e manager IT sul mercato.
Secondo le stime del Sistema Informativo Excelsior, nel prossimo trimestre le imprese si troveranno ad affrontare una difficoltà di reperimento pari al 55,3% delle assunzioni programmate.
Questa sfida rende più complesso il processo di ricerca e selezione di professionisti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione, sottolineando la necessità di interventi formativi e di aggiornamento per colmare questa lacuna tra domanda e offerta nel mercato del lavoro ICT italiano.

Per superare tale criticità, molte aziende si rivolgono a società di recruiting specializzate in IT recruitment, come Techyon. Obiettivo è quello di supportare le imprese nel delicato processo di ricerca di professionisti IT qualificati, in tempi brevi e in modo efficace.

YouTube: in arrivo nuove regole per deepfake e contenuti generati con l’AI

D’ora in avanti chi carica un video su YouTube dovrà indicare chiaramente quali contenuti sono stati realizzati con l’Intelligenza artificiale. Le conseguenze per chi non etichetta correttamente i contenuti potrebbero comportare la rimozione del video, la sospensione dell’account o la demonetizzazione.

La piattaforma di video musicali e non ha introdotto nuove linee guida per la gestione dei contenuti generati tramite Intelligenza artificiale, in particolare, i deepfake.
Le nuove norme si dividono in due categorie principali, una più rigida, volta a tutelare i partner dell’industria musicale della piattaforma, e un’altra meno restrittiva, applicabile al resto degli utenti.

Ma cosa è “realistico”?

L’azienda ha chiarito che i creatori dovranno etichettare i contenuti realistici generati dall’AI, rendendo esplicito immediatamente che sono stati realizzati con l’Intelligenza artificiale, soprattutto se riguardano contesti delicati come le elezioni politiche o situazioni di conflitto attuali.
Queste etichette saranno visibili nelle descrizioni dei video e direttamente sui video stessi, nel caso di materiale sensibile.

La definizione di “realistico” da parte di YouTube però non è ancora stata precisata. Tuttavia, il portavoce Jack Malon ha indicato che l’anno prossimo, quando questa politica entrerà in vigore, verranno fornite indicazioni più dettagliate, complete di esempi.

Cosa succede nel caso di deepfake satirici?

Resta incerto, però, come YouTube possa identificare con certezza i video generati dalla AI non etichettati, considerando che gli attuali strumenti di rilevamento sono ancora poco affidabili.
La situazione si complica ulteriormente per i video che utilizzano deepfake per simulare persone reali, come nel caso della loro voce o del loro volto.

YouTube permetterà le richieste di rimozione tramite un modulo esistente, ma valuterà diversi fattori, ad esempio, se il contenuto è una parodia o una satira o se l’individuo rappresentato nel video è un personaggio pubblico.
Ma per i contenuti musicali generati da AI che imitano la voce cantata o parlata di un artista, non saranno ammesse eccezioni per parodia e satira. I canali che producono ‘coperture’ AI di artisti vivi o deceduti potrebbero comunque vedere i loro contenuti rimossi, riporta Adnkronos.

“Mantenere un sano ecosistema di informazioni”

Negli ultimi tempi, attori come Tom Hanks e Scarlett Johansson hanno intentato cause contro software di Intelligenza artificiale che avevano sfruttato i loro volti e voci per realizzare spot pubblicitari senza permesso.

La novità potrebbe quindi segnare un passo importante verso la tutela del copyright e il suo rapporto con l’AI, riferisce Ansa. “Crediamo sia nell’interesse di tutti mantenere un sano ecosistema di informazioni su YouTube – si legge sul blog della piattaforma -. Abbiamo politiche di lunga data che vietano i contenuti tecnicamente manipolati che ingannano gli spettatori, e che possono rappresentare un rischio di danno grave”.

Gli italiani e la manovra economica: più di 11 milioni non ne sanno nulla

A quanto emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat 7 italiani su 10 dichiarano di essere informati sui provvedimenti allo studio dell’esecutivo. 
Insomma, il 73,9% degli italiani sa che il Governo sta mettendo a punto la manovra finanziaria. E isolando il solo campione maschile la percentuale sale fino all’81,4%.
Ma a un’analisi più approfondita risulta che più di un intervistato su due ha in realtà del tema una conoscenza approssimativa. E addirittura, più di 11 milioni di italiani non ne sanno praticamente nulla.

Il 54,2% ne ha una conoscenza superficiale

Se è vero che tanti italiani si dichiarano informati rispetto alla manovra, analizzando i dati più nel dettaglio emerge che per più di un intervistato su due (54,2%) la conoscenza è in realtà superficiale.
Il 35,8% conosce solo gli aspetti che lo riguardano più da vicino, mentre il 18,4% dichiara di sapere solo che il Governo sta lavorando al provvedimento, ma di non essere al corrente dei dettagli del documento.
Questa percentuale sale al 22,8% fra chi ancora non ha compiuto 35 anni, e al 23,2% nel solo campione femminile.

Più informati uomini e over 45, meno al Sud e nelle Isole

Leggendo i numeri si riscontra una maggiore conoscenza della manovra, almeno nelle convinzioni degli intervistati, fra gli italiani con età compresa fra 55 e 74 anni (79,3%), in particolare, quelli con un’età compresa tra 45 e 54 anni (80,7%).

Se invece si suddivide il campione per area geografica, è il Nord (76%) l’area del Paese che dichiara la maggiore conoscenza della manovra.
Osservando l’altra ‘metà del cielo’, le donne che si dichiarano non a conoscenza del provvedimento attualmente al vaglio del governo sono pari al 33,3% (la media nazionale è pari al 26,1%), mentre i giovani con età inferiore ai 34 anni, il 35,7%.
Analizzando le conoscenze dichiarate a livello territoriale, invece, i meno informati sono i residenti al Sud e nelle Isole (28,1%).

Oltre 7,2 milioni per informarsi utilizzano i social network

Ma come si informano gli italiani su questo tema? Alla domanda, il 70,8% dichiara di farlo tramite le trasmissioni televisive (78,5% nella fascia anagrafica 55-74 anni e addirittura 79,4% fra i residenti al Sud e nelle Isole), il 66,5% lo fa tramite il web (75,3% fra i 18-34enni e 77,4% fra i residenti al Nord Ovest), mentre la stampa cartacea è indicata dal 25,9%.
Sono oltre 7,2 milioni gli italiani che utilizzano i social network, canale utilizzato in particolare dalla fascia di età compresa fra 18 e 34 anni (35,8% contro il 23% rilevato a livello nazionale).
Quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) si informa attraverso la radio (ma si sale al 22,6% fra gli uomini) mentre il 18,4% lo fa parlando con amici o parenti.

Musei e recensioni web: il giudizio dei visitatori è positivo

L’offerta museale italiana è estremamente interessante per i visitatori, che apprezzano il notevole valore artistico, storico e didattico delle collezioni. 
Oggi sempre più persone condividono le opinioni sulle proprie esperienze, e utilizzano le recensioni web come bussola nei processi decisionali. E le valutazioni online sull’esperienza di visita nei musei riflettono un giudizio complessivamente positivo.

L’esperienza museale, infatti, non solo arricchisce culturalmente e intellettualmente i visitatori, ma suscita anche emozioni, stupore e meraviglia, confermando il fascino intramontabile del patrimonio artistico italiano. A livello emotivo, sono le aree archeologiche a possedere la maggiore capacità di trasportare ed elevare gli individui.

Indicazioni strategiche per le attività di marketing 

Emerge da una ricerca di BVA Doxa, che ha raccolto e analizzato oltre 45.000 review testuali di 25 musei italiani, presenti su Google Maps e Tripadvisor, prodotte dagli utenti italiani e stranieri tra giugno 2022 e giugno 2023. Grazie all’approccio VoX – Voice of the eXperience gli analisti BVA Doxa utilizzano le potenzialità dell’Intelligenza artificiale e le competenze della ricerca per esaminare grandi quantità di feedback e recensioni.

Questo strumento consente di esplorare in profondità le esperienze dei visitatori e svelare il significato di ogni valutazione testuale lasciata in rete, fornendo così indicazioni strategiche e di scenario fondamentali per le attività di marketing e comunicazione di musei, palazzi storici e aree archeologiche.

Sovraffollamento e segnaletica i punti critici 

I dati emersi dalla ricerca confermano quindi la quasi unanime ammirazione per il patrimonio artistico italiano, con qualche riserva in presenza di aree inaccessibili (per le aree archeologiche), chiusure al pubblico (spesso lamentate nei musei d’arte), aree spoglie o in fase di manutenzione (per le Regge). Tuttavia, il vero punto critico emerso riguarda l’organizzazione interna, un aspetto trasversale a molti musei, a eccezione di quelli tematici, che ottengono maggiori valutazioni positive in questo ambito.

Gli utenti sono molto critici sulla gestione dei musei d’arte e delle aree archeologiche, evidenziando problemi come sovraffollamento e flussi mal gestiti, oltre a una segnaletica internapoco chiara che rischia di disorientare i visitatori.

QR code e app ancora poco utilizzati

Anche la digitalizzazione, potenziale facilitatore nella fruizione delle opere, risulta carente. I supporti digitali come i QR code o le app sono ancora scarsamente utilizzati, a eccezione dei musei tematici, che si distinguono per una maggiore interattività.

Gli aspetti positivi emergono dalle location, che confermano l’importanza e il prestigio del patrimonio artistico italiano, mentre i prezzi dei biglietti non rappresentano né una discriminante né un deterrente, seppur le politiche di sconti appaiono molto apprezzate.
Solo secondari nella valutazione complessiva i servizi aggiuntivi, come bar/ristoranti/bookshop, che restano comunque distintivi laddove gestiti e offerti in modo adeguato.

Giovani ansiosi e depressi? Colpa di solitudine e (troppi) social 

La solitudine e l’eccessivo tempo trascorso online sono i principali fattori legati a un peggioramento della salute mentale dei ragazzi, nonché della gestione poco salutare di tempo e spazio, una bassa motivazione e incertezza.
Ansia e depressione, in forme da lievi a moderata, interessano circa il 20% dei giovani universitari, con ricadute spesso negative anche in ambito accademico. In particolare, i sintomi di ansia generalizzata e sociale sono da ricondurre, per il 67% dei casi, agli effetti negativi più diffusi della pandemia.

Sono alcuni risultati di uno studio condotto dall’università degli Studi di Milano–Bicocca e dall’Università del Surrey (Regno Unito), sulla salute mentale della popolazione giovanile nel contesto universitario, presentato nel corso dell’evento ‘Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social’, organizzato dall’università Milano-Bicocca e da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson.

Oggi la salute mentale è più a rischio

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di una ulteriore ricerca realizzata da Ipsos e promossa da Janssen Italia. Questa ricerca evidenzia come la salute mentale sia considerata una priorità (87%), tanto quanto la salute fisica. Dato ancora più significativo se si considera che 4 italiani su 10 non sono soddisfatti della propria condizione mentale, e che 1 italiano su 3 ritiene la propria salute mentale maggiormente a rischio oggi rispetto a 3 o 4 anni fa.
L’incidenza maggiore si registra fra le donne (42% vs 31% degli uomini) e i giovani, pari al 42% circa nelle fasce 18-45 anni rispetto al 32% di quelle 46-75. 

Ma la spesa sanitaria in Italia è insufficiente

D’altronde, secondo uno studio Deloitte-Janssen, la spesa sanitaria dedicata alla salute mentale in Italia è gravemente insufficiente, e nei prossimi 3 anni, serviranno 1,9 miliardi di euro in più per riuscire a colmare il gap di risorse in risposta ad alcune criticità, quali personale, spesa ospedaliera, campagne di sensibilizzazione. 

“L’Italia – ricorda Alessandra Baldini, direttore medico Janssen Italia – si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale (dati Ocse), ben lontana da altri Paesi ad alto reddito, destinando circa solo il 3,4%”.

“Interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”

Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca osserva che servono “necessariamente nuovi approcci in termini non solo clinici ma anche di salute pubblica. La ricerca evidenzia come iniziative preventive e interventi clinici, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, social inclusi, debbano essere volti a interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”. 

Mobilità sostenibile: gli italiani hanno bici e monopattini ma non li usano

Lo ha scoperto il focus sulla mobilità sostenibile dell’Osservatorio Findomestic: quasi 7 italiani su 10 possiedono una bicicletta o un monopattino, ma sono pochi quelli che li utilizzano spesso. A scegliere di muoversi sulle due ruote almeno tre o quattro giorni alla settimana è il 19% di quanti possiedono biciclette e il 7% per quanto riguarda i monopattini. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 57% degli intervistati ha una bicicletta tradizionale, l’8% una e-bike, il 7% un monopattino elettrico o simili. Inoltre, se i possessori di almeno una bici sono il 61%, chi dichiara di utilizzarla è il 74% di loro. La maggior parte usa la propria (57%) e uno su tre (31%) la noleggia. Gli altri alternano mezzo proprio e mezzo noleggiato.

Ecologici e pratici, ma in città creano caos

Diametralmente opposto è il rapporto proprietà-noleggio quando si tratta del monopattino. Il 25% usa questo mezzo, ma solo il 14% di questi utilizza il proprio. La stragrande maggioranza (78%) lo noleggia.
“Tutti o quasi sono d’accordo che la bicicletta e il monopattino siano ecologici e pratici ­ commenta Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic -. I due mezzi, però, non sono sempre visti di buon occhio sia per la sicurezza dei pedoni (49%) sia per quella degli stessi utilizzatori (42%). L’80% del campione intervistato, inoltre, punta il dito contro bici e monopattini ritenendoli fonte di disordine urbano. Più nel dettaglio, il 39% addossa tutte le colpe ai monopattini mentre solo il 3% esclusivamente alle bici. Il 38% non fa, invece, distinzione e ritiene che entrambi i mezzi creino caos in città”.

e-bike? Meglio il modello tradizionale 

Il sondaggio si è concentrato anche sulle bici elettriche, che in Italia a oggi risultano poco utilizzate.
Nove ciclisti su 10 (87%) si muovono infatti solo con il modello tradizionale, e di questi solamente il 28% ha provato una e-bike. Chi ha provato un modello elettrico ne dà quasi sempre (85%) un giudizio positivo, ma non lo compra perché troppo costoso (51%), preferisce la bici tradizionale (21%) o altri mezzi di trasporto (17%), ritiene di poter noleggiare una e-bike al bisogno (13%), o perché teme il furto (13%).

Conviene stipulare un’assicurazione sul furto

Non a caso il 55% del campione ritiene che qualora dovesse valutare l’acquisto di una bici elettrica sarebbe interessato a un’assicurazione sul furto. Tra chi oggi non possiede una e-bike il 54% sarebbe disposto ad acquistarla usata, e al 26% non dispiacerebbe una proposta di credito. Il 76% si rivolgerebbe a un rivenditore specializzato, mentre il 17% la acquisterebbe anche presso la grande distribuzione organizzata. Solo il 9% si affiderebbe a un marketplace.

In Italia aumenta il numero di imprenditrici nel settore agricolo

In Italia, quasi una su quattro delle imprese è guidata da donne, rappresentando il 22,2% del totale delle aziende nel paese. Questo dato emerge da un’analisi condotta da Coldiretti basata su dati di Unioncamere. L’ascesa delle imprese femminili sta rivoluzionando l’economia italiana e riflette un crescente protagonismo femminile, sia nell’ambito imprenditoriale che in politica. La maggior parte delle imprese femminili opera nel settore del commercio, con 340.000 aziende rappresentative del 25% del totale. L’agricoltura è al secondo posto, con 203.000 imprese (15% del totale), seguita dai servizi di alloggio e ristorazione con 134.000 imprese (10%). Questi dati evidenziano come il settore alimentare, in tutte le sue forme, sia uno dei più popolari tra le imprese femminili.

La campagna è rosa

L’analisi di Coldiretti indica che la percentuale di aziende agricole al femminile è in costante crescita, con il 31,5% delle aziende agricole totali guidate da donne, secondo l’ultimo censimento Istat. Questo aumento riflette il rinnovato interesse delle donne per l’agricoltura, vista come un settore in grado di offrire opportunità di lavoro e crescita professionale, soprattutto considerando che le donne nel settore agricolo sono destinate ad aumentare nel tempo.

Giovani, capaci e qualificate

Le donne imprenditrici agricole sono giovani e altamente qualificate, con il 25% di loro laureate. Molte di loro provengono da percorsi di studio o esperienze in settori diversi, decidendo di intraprendere l’agricoltura come una nuova opportunità di vita. Queste donne rappresentano una parte significativa delle richieste di primo insediamento in agricoltura, soprattutto tra i giovani.

Più di una attività connessa alla produzione primaria

Oltre il 50% delle donne in agricoltura svolge più di una attività connessa alla produzione primaria, tra cui la vendita diretta, l’agriturismo e la trasformazione di prodotti agricoli. Molte di loro si dedicano all’agricoltura biologica e biodinamica, contribuendo a una filiera di qualità e sostenibile, attenta alla biodiversità e al benessere animale.
Queste donne imprenditrici agricole creano legami profondi con il territorio e svolgono un ruolo cruciale nella sopravvivenza e valorizzazione delle aree rurali. Il loro impegno nell’innovazione e nell’offerta di nuovi servizi alle comunità rurali è un importante contributo alla crescita delle aree rurali in Italia. Il presidente della Coldiretti, Ettore Prandini, ha sottolineato il ruolo primario delle donne nell’agricoltura e la loro capacità di innovare e affrontare sfide imprenditoriali. 

Bonus acqua potabile: come richiedere il credito d’imposta 

Il Bonus acqua potabile è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 con lo scopo di razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica. Successivamente, sono state stanziate nuove risorse per prorogare l’agevolazione anche al 2023, ma più ristrette rispetto agli anni precedenti e pari a 1,5 milioni di euro. Fino al 31 dicembre può beneficiare del bonus chi acquista e installa sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare. C’è quindi ancora tempo fino a fine anno per richiederlo, mentre per il 2024 bisognerà attendere eventuali interventi di proroga. Possono richiedere l’agevolazione, che consiste in un credito d’imposta, le persone fisiche, gli esercenti di attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali. La domanda deve essere presentata all’inizio dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese.

Un massimo di 500 o 2.500 euro

Il credito d’imposta a cui si ha diritto può arrivare a un massimo del 50% dei costi sostenuti entro i limiti di 1.000 euro per ciascun immobile, o 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale. Il valore del bonus acqua potabile, quindi, può arrivare a un massimo di 500 o 2.500 euro, da utilizzare in compensazione o tramite dichiarazione dei redditi. Stando alle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate per gli anni scorsi, la domanda può essere inviata dal 1° al 28 febbraio 2023 comunicando l’ammontare dei costi sostenuti tramite il servizio online disponibile sul portale istituzionale.

Si richiede online sul sito dell’Agenzia delle entrate

Per poter procedere con la richiesta è necessario, prima di tutto, effettuare l’accesso all’area riservata dell’Agenzia delle entrate tramite le credenziali SPID, CIE (Carta d’Identità Elettronica), o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Una volta all’interno, nella sezione dedicata alle agevolazioni bisogna selezionare la voce Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile. Per poter accedere all’agevolazione è necessario essere in possesso di una fattura elettronica o di un documento commerciale con l’indicazione del codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Le persone fisiche, e in generale gli aspiranti beneficiari diversi da quelli che esercitano attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, non possono effettuare il pagamento in contanti.

Le persone fisiche possono utilizzarlo anche nella dichiarazione dei redditi

Nonostante la norma indichi il credito d’imposta spettante come pari al 50% dei costi sostenuti, è più corretto parlare di una misura massima pari alla metà delle spese di acquisto dei sistemi di miglioramento dell’acqua potabile. Il valore del beneficio, infatti, viene stabilito in base alle risorse disponibili e alle richieste ricevute dall’Agenzia delle Entrate. Considerando questa modalità di calcolo, negli anni scorsi il bonus acqua potabile non è mai stato riconosciuto in misura piena.
In ogni caso, una volta ottenuto sarà possibile fruire del credito d’imposta riconosciuto in compensazione tramite il modello F24. Le persone fisiche, non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, possono utilizzarlo anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al completo impiego dell’importo.

Cara Italia, viaggiare nel 2023 costa troppo

Oltre 5 milioni di italiani non sono partiti per le vacanze estive a causa degli aumenti generalizzati dei prezzi. Aumenti che nella migliore delle ipotesi hanno eroso la capacità di risparmio delle famiglie, e nella peggiore hanno intaccato i risparmi accantonati negli anni passati, pregiudicando la possibilità di concedersi un viaggio. Secondo l’indagine di Facile.it e Consumerismo No Profit gli italiani che nonostante tutto sono riusciti a mettere da parte un piccolo budget da destinare alle ferie hanno però dovuto fare i conti con un secondo problema, il caro-vacanze. Così, circa 3,2 milioni di italiani alla fine hanno deciso di rinunciare a partire. Soprattutto i giovani tra 18-24 anni, di cui il 53,8% è restato a casa per questa motivazione.

Treni, aerei e benzina

Secondo l’indagine i prezzi dei treni sono in linea con i periodi precedenti, e tranne acquisti dell’ultimo minuto non hanno subito grandi oscillazioni. Diversamente, i voli nazionali ed esteri sembrano aver subito incrementi anche oltre il 50%. Anche chi sceglierà di raggiungere la destinazione estiva con il proprio veicolo dovrà fare i conti con l’aumento del prezzo del carburante. Da giugno a fine luglio i prezzi di diesel e benzina sono aumentati rispettivamente dal 6% al 12% e dal 5% all’11%. Ma i prezzi potrebbero essere decisamente più elevati se ci si rifornisce in autostrada, dove le tariffe tendono a essere più alte.

Hotel e stabilimenti balneari

I prezzi di hotel, B&B e case vacanza hanno raggiunto il picco storico. Per una sola notte in B&B o hotel in due a Roma la spesa media si aggira intorno a 150 euro. A Milano anche 180, e paradossalmente anche località fino a qualche tempo fa più economiche, come Napoli e Palermo, ormai sembrano essere diventate mete solo per chi può spendere molto. Quanto alle spiagge, una giornata in spiaggia libera può costare anche il 75% in meno di una giornata presso uno stabilimento attrezzato, dove attualmente i prezzi giornalieri oscillano tra 30 e 50 euro per due lettini e un ombrellone.

Ristoranti e gelati

Non sedersi a tavola prima di aver visto i prezzi. Preferire i giorni della settimana meno affollati. Attenzione al costo di vini e alcolici, che spesso determinano anche il 50% dell’importo del conto. Sono le buone abitudini da osservare per non farsi andare di traverso il boccone.
Ma è il prodotto tipico dell’estate quest’anno a essere particolarmente salato. Il gelato sta infatti registrando sensibili rincari: a maggio l’incremento medio è del +22% rispetto al 2022.
A pesare sui listini è l’incremento dei costi delle materie prime, come uova, zucchero, frutta, ma anche il caro-energia che determina aggravi dei costi di produzione. A crescere sono i prezzi dei gelati venduti ai supermercati, nei bar, ma anche coni e coppette delle gelaterie. A Roma nelle zone più turistiche un cono piccolo da due gusti supera i 4 euro.

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