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AI generativa, AR, VR potrebbero risollevare il mercato Tlc?

Nel 2023, il mercato globale delle Telecomunicazioni ha subito una flessione del -0,6% in termini di fatturato, e per il 2024 si prevede una crescita ‘solo’ del +2%.
Dopo le vendite record registrate durante la pandemia, il mercato Tlc è in una fase di stallo. Senza innovazioni dirompenti, difficilmente si assisterà a una ripresa della domanda.

Per guidare una crescita del mercato a lungo termine sono necessarie vere innovazioni. GfK ha individuato due tendenze che potrebbero risvegliare i mercati Smartphone e Gaming, l’AI generativa e la Realtà Aumentata/Virtuale.

Smartphone: migliorano le prestazioni ma come sfruttarne la potenza?

Le prestazioni degli Smartphone continuano a migliorare, ma i consumatori hanno bisogno di applicazioni pratiche per sfruttare questa potenza. Se attualmente gli Smartphone sono utilizzati principalmente per le app di messaggistica (72%) o la fotografia (64%), il prossimo grande passo arriverà con l’implementazione diffusa dell’AI generativa.

Ma se il salto di innovazione non è percepito come veramente significativo, i consumatori preferiscono aspettare prima di acquistare un nuovo dispositivo. Inoltre, nel 2023, per la prima volta, la quota maggiore di nuovi acquirenti di Smartphone (35%) possedeva un dispositivo di due o tre anni, mentre nel 2022, ne possedeva uno di uno/due anni.

Il Metaverso per il mercato di massa

Se il clamore pubblico intorno al Metaverso si è un po’ attenuato il settore continua a evolvere, con una diversificazione tra consumatori interessati e non.
Mentre le vendite totali di dispositivi legati al Metaverso sono diminuite del -2% a unità nel 2023, i ricavi generati sono aumentati del +15%. La tendenza alla ‘premiumization’ si riflette nel fatto che i consumatori interessati a queste innovazioni hanno investito in prodotti più avanzati di Realtà Aumentata (AR), Mista (MR) o Virtuale (VR).

Di conseguenza, la quota di fatturato degli visori AR e MR è cresciuta del 30%, raggiungendo 225 milioni di dollari nel 2023, rispetto al 4% del 2022.
Sono però notevoli le differenze nel modo in cui questo trend si manifesta nelle diverse aree del Mondo.

Visori AR, MR, VR ancora prodotti di nicchia per il gaming

Mentre la maggior parte dei visori MR è stata acquistata in Europa occidentale (83% fatturato globale), la maggioranza dei visori AR è stata acquistata in Cina (98%).
Allo stesso tempo, in Cina crolla la domanda di dispositivi VR tradizionali (-55% vs 2022), mentre nel resto del mondo la VR sta ancora registrando una leggera crescita dei ricavi (+3%).

Le ragioni di queste differenze non sono legate solo alle preferenze dei consumatori, ma anche alla distribuzione. Alcuni dispositivi semplicemente non sono disponibili in alcuni mercati.
In ogni caso, il mercato delle Telecomunicazioni potrebbe ricevere un notevole impulso se i visori AR, MR o VR diventassero adatti all’uso quotidiano invece di rimanere un prodotto di nicchia per il Gaming.

Spese per la casa: quali aumenteranno nel 2024?

Bollette, mutui, telefonia, carburante, ortofrutta: come potrebbero cambiare le principali voci di spesa domestica? Risponde la nuova edizione del rapporto Cara Italia pubblicata da Facile.it e Consumerismo No Profit.

Per quanto riguarda luce e gas, il 2024 è iniziato con il calo del prezzo delle materie prime, ma non è detto che questo si traduca in una diminuzione delle bollette. Anzi, a gennaio sulle bollette del gas sono tornati l’Iva all’aliquota ordinaria, gli oneri di sistema, ed è terminato il servizio di tutela. Secondo Facile.it, la spesa per luce e gas potrebbe quindi superare 2.600 euro annui, o 2.300 euro se si opta per una tariffa indicizzata. Il possibile aumento sarebbe tra il 20% e il 38%.

Mutui

Se il 2023 è stato caratterizzato da un aumento dei tassi, nel 2024 la situazione sul fronte dei tassi variabili dovrebbe continuare a migliorare. La rata di un mutuo medio potrebbe diminuire di circa 10 euro nel secondo trimestre, arrivando entro fine anno a un calo di quasi 100 euro (-13%).
Ma quale mutuo scegliere oggi? Il tasso fisso rappresenta un ottimo punto di partenza: considerando un mutuo standard, i migliori tassi (TAN) vanno da 3,10% a 3,30%, con una rata mensile intorno a 615 euro. I variabili invece oggi costano più dei fissi, e i migliori tassi (TAN) variano tra il 4,66% e il 4,90%. Scegliere questa opzione vorrebbe dire scommettere su un calo in futuro.

Telefonia mobile e internet casa

Sul fronte della telefonia mobile e fissa, le tariffe per chi vuole cambiare operatore sono rimaste sostanzialmente stabili rispetto al 2023.Bisogna però fare attenzione ai cosiddetti adeguamenti automatici all’inflazione, una clausola che alcuni operatori hanno introdotto di recente nelle condizioni contrattuali della telefonia mobile e che potrebbe prevedere rincari fino al 10% già nel 2024.

Per una connessione internet casa con tecnologia fibra, considerando un arco temporale di 24 mesi, un buon canone si aggira, in media, intorno a 26 euro al mese inclusi i costi accessori. Se si opta per un unico fornitore mobile-fisso il canone mensile può scendere sotto 23 euro.

Carburanti e ortofrutta

Nonostante le crisi internazionali facevano ipotizzare il contrario, l’analisi di Consumerismo su dati MIMIT conferma per i prezzi dei carburanti il trend ribassista partito a settembre. Rispetto a novembre 2023 a dicembre i prezzi sono scesi, rispettivamente, del -2.66% per la benzina, del -3.70% per il gasolio auto, e del -0,43% per il GPL.
Tra dicembre 2023 e gennaio 2024, invece, i prezzi all’ingrosso sui mercati dell’ortofrutta hanno subito variazioni sostanziali, principalmente a causa dei fenomeni atmosferici.
Al momento la spesa media per una famiglia di 4 persone per frutta e verdura si attesta intorno a 130 euro mensili, per un totale 1500 euro/anno circa. Circa +14% rispetto allo stesso periodo rilevato nel 2023. E la frutta incide per il 40% rispetto al totale sugli aumenti.

Passaporti: quello italiano entra nel palmarès dei più “potenti” al mondo

In merito ai passaporti, a sorpresa, quello rilasciato dal nostro Paese è uno dei più “potenti” del mondo, perché consente di visitare senza visto il maggior numero di Stati.
Insomma, anche un passaporto può fare la differenza specie se, come quello italiano, permette di entrare senza visto in ben 194 Paesi del globo.

Emerge dalla speciale e autorevole classifica Henley Passport Index, che ogni anno ‘pesa’ i passaporti in base al numero di destinazioni raggiungibili dai titolari senza necessità di visto. Evitando, quindi, burocrazia e attese per il via libera.
Basata su dati verificabili della International Air Transport Association (Iata) l’Henley Passport Index è la classifica di Henley & Partners, nota società di consulenza sulla cittadinanza e la residenza globale con sede a Londra e oltre 25 uffici in tutto il mondo.

Sei Paesi si aggiudicano il primo posto nel 2024

Henley & Partners ha calcolato un indice che stila in base al valore raggiunto una classifica dei ‘passaporti più potenti del mondo’.
“Quest’anno – ha annunciato la società londinese – ben sei Paesi, un numero senza precedenti, si sono aggiudicati il primo posto per la ‘forza’ del loro passaporto”.

E l’Italia, con il suo passaporto, dopo aver ricoperto la settima posizione della classifica l’anno scorso, entra nel palmarès 2024.
L’anno precedente, a pari merito con Finlandia e Lussemburgo, il passaporto rilasciato dal nostro Paese vantava infatti ‘solo’ 189 destinazioni raggiungibili senza visto.

I passaporti europei si confermano come generalmente “forti”

In generale, il rapporto mette in evidenza che anche quest’anno appena iniziato i passaporti europei si confermano come generalmente ‘forti’, o comunque, tra i più forti del mondo.

La prima posizione, in particolare, è condivisa a pari merito con l’Italia da Germania, Francia, Giappone, Singapore e Spagna. Da notare che in altri Paesi, come la Francia e il Giappone, la notizia normalmente è seguita da grande clamore. Tanto che il primo canale della televisione d’Oltralpe, Tf1, ha addirittura ‘incoronato’ la Francia campionessa per la forza del suo passaporto nel mondo. 

Il Global Mobility Report 2024

L’Henley Passport Index, precisa ancora la società, “si basa su dati esclusivi dell’Associazione Internazionale del Trasporto Aereo, il più grande e accurato database di informazioni di viaggio, ed è stato migliorato dal team di ricerca di Henley & Partners”.

I risultati della ricerca, riporta Agi, con le classifiche e gli approfondimenti del caso sono disponibili all’interno del Global Mobility Report 2024.

57° Rapporto Censis sulla società: come sono gli italiani del 2023?

In un Paese affetto da una profonda crisi demografica, tanto che nel 2050 in Italia avremo in meno quasi 8 milioni di persone in età lavorativa, è record di occupati, ma la crescita è in rallentamento.
Intanto, monta l’onda delle rivendicazioni dei diritti civili individuali e delle nuove famiglie. E nella siderale incomunicabilità generazionale va in scena il dissenso senza conflitto dei giovani. Che preferiscono la fuga: sono più di 36.000 gli expat di 18-34 anni solo nell’ultimo anno.

Ma intrappolati nel mercato dell’emotività, il 69% degli italiani pensa che la globalizzazione porti più danni che benefici, e il 60% teme lo scoppio di una guerra mondiale.
È quanto emerge dal capitolo La società italiana al 2023 del 57° Rapporto Censis sulla situazione sociale del Paese.

Nel tempo dei desideri minori l’Italia è irrimediabilmente in declino

Resi più fragili dal disarmo identitario e politico, feriti da un profondo senso di impotenza, l’80,1% degli italiani (84,1% giovani) è convinto che l’Italia sia irrimediabilmente in declino.
Nell’ipertrofia emotiva in cui la società italiana si è inabissata, le argomentazioni ragionevoli possono essere capovolte da continue scosse emozionali. Tutto è emergenza, quindi, nessuna lo è veramente. Così trovano terreno fertile paure amplificate, fughe millenaristiche, spasmi apocalittici, l’improbabile e il verosimile.

È poi il tempo dei desideri minori: non più uno stile di vita all’insegna della corsa ai consumi per conquistare l’agiatezza, ma una ricerca di piaceri consolatori per garantirsi uno spicchio di benessere.

Tra record occupazione e istanze sociali rivendicative

Siamo passati rapidamente dall’allarme sulla disoccupazione al record di occupati, mentre il sistema produttivo lamenta sempre più frequentemente la carenza di manodopera e figure professionali.
Inoltre, se le famiglie in Italia sono 25,3 milioni (tradizionali, 52,4%) il numero dei matrimoni si riduce (da 246.613 nel 2008 a 180.416 nel 2021) e oggi 1,6 milioni di famiglie (11,4%e) sono costituite da coppie non coniugate.

Sembra poi giunta a maturazione una nuova stagione di rivendicazioni di diritti civili: il 74,0% è favorevole all’eutanasia, il 70,3% approva l’adozione da parte dei single, il 65,6% è a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso e il 54,3% dell’adozione di figli da parte di persone dello stesso sesso, e il 72,5% è favorevole all’introduzione dello Ius Soli.

I giovani sono troppo pochi per “contare”

La distanza esistenziale dei giovani di oggi dalle generazioni precedenti sembra abissale. Oggi i 18-34enni sono poco più di 10 milioni (17,5% della popolazione): in vent’anni ne abbiamo perso quasi 3 milioni.
I giovani sono pochi, esprimono un leggero peso demografico, quindi contano poco. La grande maggioranza degli italiani (57,3%) riconosce che i giovani, in questo momento, sono la generazione più penalizzata di tutte.

Gli anziani rappresentano invece il 24,1% della popolazione complessiva, e quelli di domani saranno sempre più senza figli e sempre più soli.
Nel 2040 le famiglie unipersonali aumenteranno fino a 9,7 milioni (37,0% del totale), e di queste, quelle costituite da anziani diventeranno quasi il 60% (5,6 milioni).

Settore ICT, entro il 2027 le imprese assumeranno quasi 73mila addetti 

Il mercato delle tecnologie dell’informazione e delle telecomunicazioni (ICT) in Italia sta vivendo una fase di costante crescita, con prospettive promettenti per il periodo 2023-2027.
Le previsioni di Unioncamere – ANPAL, Sistema Informativo Excelsior, indicano che durante questo intervallo temporale, le imprese italiane avranno un fabbisogno occupazionale complessivo di oltre 3.800.000 unità, equivalenti a circa 760.000 nuove entrate all’anno.

Ci sono pochi esperti disponibili sul mercato

Nel specifico, per il settore dell’Informatica e delle telecomunicazioni, il Sistema Informativo Excelsior prospetta un fabbisogno di 72.600 unità nei prossimi quattro anni.
Questo dato evidenzia la crescente richiesta di professionisti del settore, ma sottolinea anche la persistente discrepanza tra la domanda delle imprese e il numero effettivo di professionisti e manager IT disponibili sul mercato.

L’evoluzione rapida e continua delle diverse aree dell’IT, come la Data Science, la Cyber Security, la Blockchain, l’Intelligenza Artificiale e il Machine Learning, ha generato una crescente necessità da parte delle aziende di figure altamente specializzate. 

ICT Security Manager e Cyber Security Architect le figure più ricercate

Tra i professionisti più ricercati in Italia spiccano gli ICT Security Manager, i Cyber Security Architect, gli Sviluppatori, i Business Intelligence Analyst e i Network Engineer.
Inoltre, sono sempre più richiesti specialisti nel Cloud e professionisti esperti in soluzioni SAP ed ERP.

Mismatch tra fabbisogno delle imprese e disponibilità di professionisti

Tuttavia, nonostante la crescente domanda, persiste un significativo mismatch tra il fabbisogno occupazionale delle imprese e la disponibilità di professionisti e manager IT sul mercato.
Secondo le stime del Sistema Informativo Excelsior, nel prossimo trimestre le imprese si troveranno ad affrontare una difficoltà di reperimento pari al 55,3% delle assunzioni programmate.
Questa sfida rende più complesso il processo di ricerca e selezione di professionisti nell’ambito delle tecnologie dell’informazione, sottolineando la necessità di interventi formativi e di aggiornamento per colmare questa lacuna tra domanda e offerta nel mercato del lavoro ICT italiano.

Per superare tale criticità, molte aziende si rivolgono a società di recruiting specializzate in IT recruitment, come Techyon. Obiettivo è quello di supportare le imprese nel delicato processo di ricerca di professionisti IT qualificati, in tempi brevi e in modo efficace.

Gli italiani e la manovra economica: più di 11 milioni non ne sanno nulla

A quanto emerge dall’indagine commissionata da Facile.it agli istituti mUp Research e Norstat 7 italiani su 10 dichiarano di essere informati sui provvedimenti allo studio dell’esecutivo. 
Insomma, il 73,9% degli italiani sa che il Governo sta mettendo a punto la manovra finanziaria. E isolando il solo campione maschile la percentuale sale fino all’81,4%.
Ma a un’analisi più approfondita risulta che più di un intervistato su due ha in realtà del tema una conoscenza approssimativa. E addirittura, più di 11 milioni di italiani non ne sanno praticamente nulla.

Il 54,2% ne ha una conoscenza superficiale

Se è vero che tanti italiani si dichiarano informati rispetto alla manovra, analizzando i dati più nel dettaglio emerge che per più di un intervistato su due (54,2%) la conoscenza è in realtà superficiale.
Il 35,8% conosce solo gli aspetti che lo riguardano più da vicino, mentre il 18,4% dichiara di sapere solo che il Governo sta lavorando al provvedimento, ma di non essere al corrente dei dettagli del documento.
Questa percentuale sale al 22,8% fra chi ancora non ha compiuto 35 anni, e al 23,2% nel solo campione femminile.

Più informati uomini e over 45, meno al Sud e nelle Isole

Leggendo i numeri si riscontra una maggiore conoscenza della manovra, almeno nelle convinzioni degli intervistati, fra gli italiani con età compresa fra 55 e 74 anni (79,3%), in particolare, quelli con un’età compresa tra 45 e 54 anni (80,7%).

Se invece si suddivide il campione per area geografica, è il Nord (76%) l’area del Paese che dichiara la maggiore conoscenza della manovra.
Osservando l’altra ‘metà del cielo’, le donne che si dichiarano non a conoscenza del provvedimento attualmente al vaglio del governo sono pari al 33,3% (la media nazionale è pari al 26,1%), mentre i giovani con età inferiore ai 34 anni, il 35,7%.
Analizzando le conoscenze dichiarate a livello territoriale, invece, i meno informati sono i residenti al Sud e nelle Isole (28,1%).

Oltre 7,2 milioni per informarsi utilizzano i social network

Ma come si informano gli italiani su questo tema? Alla domanda, il 70,8% dichiara di farlo tramite le trasmissioni televisive (78,5% nella fascia anagrafica 55-74 anni e addirittura 79,4% fra i residenti al Sud e nelle Isole), il 66,5% lo fa tramite il web (75,3% fra i 18-34enni e 77,4% fra i residenti al Nord Ovest), mentre la stampa cartacea è indicata dal 25,9%.
Sono oltre 7,2 milioni gli italiani che utilizzano i social network, canale utilizzato in particolare dalla fascia di età compresa fra 18 e 34 anni (35,8% contro il 23% rilevato a livello nazionale).
Quasi 1 intervistato su 5 (19,4%) si informa attraverso la radio (ma si sale al 22,6% fra gli uomini) mentre il 18,4% lo fa parlando con amici o parenti.

Giovani ansiosi e depressi? Colpa di solitudine e (troppi) social 

La solitudine e l’eccessivo tempo trascorso online sono i principali fattori legati a un peggioramento della salute mentale dei ragazzi, nonché della gestione poco salutare di tempo e spazio, una bassa motivazione e incertezza.
Ansia e depressione, in forme da lievi a moderata, interessano circa il 20% dei giovani universitari, con ricadute spesso negative anche in ambito accademico. In particolare, i sintomi di ansia generalizzata e sociale sono da ricondurre, per il 67% dei casi, agli effetti negativi più diffusi della pandemia.

Sono alcuni risultati di uno studio condotto dall’università degli Studi di Milano–Bicocca e dall’Università del Surrey (Regno Unito), sulla salute mentale della popolazione giovanile nel contesto universitario, presentato nel corso dell’evento ‘Socialized Minds – La salute mentale giovanile nell’era dei social’, organizzato dall’università Milano-Bicocca e da Janssen, azienda farmaceutica del gruppo Johnson & Johnson.

Oggi la salute mentale è più a rischio

Nel corso dell’incontro sono stati presentati i risultati di una ulteriore ricerca realizzata da Ipsos e promossa da Janssen Italia. Questa ricerca evidenzia come la salute mentale sia considerata una priorità (87%), tanto quanto la salute fisica. Dato ancora più significativo se si considera che 4 italiani su 10 non sono soddisfatti della propria condizione mentale, e che 1 italiano su 3 ritiene la propria salute mentale maggiormente a rischio oggi rispetto a 3 o 4 anni fa.
L’incidenza maggiore si registra fra le donne (42% vs 31% degli uomini) e i giovani, pari al 42% circa nelle fasce 18-45 anni rispetto al 32% di quelle 46-75. 

Ma la spesa sanitaria in Italia è insufficiente

D’altronde, secondo uno studio Deloitte-Janssen, la spesa sanitaria dedicata alla salute mentale in Italia è gravemente insufficiente, e nei prossimi 3 anni, serviranno 1,9 miliardi di euro in più per riuscire a colmare il gap di risorse in risposta ad alcune criticità, quali personale, spesa ospedaliera, campagne di sensibilizzazione. 

“L’Italia – ricorda Alessandra Baldini, direttore medico Janssen Italia – si colloca fra gli ultimi posti in Europa per quota di spesa sanitaria dedicata alla salute mentale (dati Ocse), ben lontana da altri Paesi ad alto reddito, destinando circa solo il 3,4%”.

“Interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”

Giuseppe Carrà, professore di Psichiatria dell’Università degli Studi di Milano-Bicocca osserva che servono “necessariamente nuovi approcci in termini non solo clinici ma anche di salute pubblica. La ricerca evidenzia come iniziative preventive e interventi clinici, anche attraverso l’utilizzo di strumenti digitali, social inclusi, debbano essere volti a interrompere il circolo vizioso tra avversità sociali e psicopatologia”. 

Mobilità sostenibile: gli italiani hanno bici e monopattini ma non li usano

Lo ha scoperto il focus sulla mobilità sostenibile dell’Osservatorio Findomestic: quasi 7 italiani su 10 possiedono una bicicletta o un monopattino, ma sono pochi quelli che li utilizzano spesso. A scegliere di muoversi sulle due ruote almeno tre o quattro giorni alla settimana è il 19% di quanti possiedono biciclette e il 7% per quanto riguarda i monopattini. Secondo i dati dell’Osservatorio, il 57% degli intervistati ha una bicicletta tradizionale, l’8% una e-bike, il 7% un monopattino elettrico o simili. Inoltre, se i possessori di almeno una bici sono il 61%, chi dichiara di utilizzarla è il 74% di loro. La maggior parte usa la propria (57%) e uno su tre (31%) la noleggia. Gli altri alternano mezzo proprio e mezzo noleggiato.

Ecologici e pratici, ma in città creano caos

Diametralmente opposto è il rapporto proprietà-noleggio quando si tratta del monopattino. Il 25% usa questo mezzo, ma solo il 14% di questi utilizza il proprio. La stragrande maggioranza (78%) lo noleggia.
“Tutti o quasi sono d’accordo che la bicicletta e il monopattino siano ecologici e pratici ­ commenta Claudio Bardazzi, responsabile dell’Osservatorio Findomestic -. I due mezzi, però, non sono sempre visti di buon occhio sia per la sicurezza dei pedoni (49%) sia per quella degli stessi utilizzatori (42%). L’80% del campione intervistato, inoltre, punta il dito contro bici e monopattini ritenendoli fonte di disordine urbano. Più nel dettaglio, il 39% addossa tutte le colpe ai monopattini mentre solo il 3% esclusivamente alle bici. Il 38% non fa, invece, distinzione e ritiene che entrambi i mezzi creino caos in città”.

e-bike? Meglio il modello tradizionale 

Il sondaggio si è concentrato anche sulle bici elettriche, che in Italia a oggi risultano poco utilizzate.
Nove ciclisti su 10 (87%) si muovono infatti solo con il modello tradizionale, e di questi solamente il 28% ha provato una e-bike. Chi ha provato un modello elettrico ne dà quasi sempre (85%) un giudizio positivo, ma non lo compra perché troppo costoso (51%), preferisce la bici tradizionale (21%) o altri mezzi di trasporto (17%), ritiene di poter noleggiare una e-bike al bisogno (13%), o perché teme il furto (13%).

Conviene stipulare un’assicurazione sul furto

Non a caso il 55% del campione ritiene che qualora dovesse valutare l’acquisto di una bici elettrica sarebbe interessato a un’assicurazione sul furto. Tra chi oggi non possiede una e-bike il 54% sarebbe disposto ad acquistarla usata, e al 26% non dispiacerebbe una proposta di credito. Il 76% si rivolgerebbe a un rivenditore specializzato, mentre il 17% la acquisterebbe anche presso la grande distribuzione organizzata. Solo il 9% si affiderebbe a un marketplace.

Bonus acqua potabile: come richiedere il credito d’imposta 

Il Bonus acqua potabile è stato introdotto dalla Legge di Bilancio 2021 con lo scopo di razionalizzare l’uso dell’acqua e ridurre il consumo di contenitori di plastica. Successivamente, sono state stanziate nuove risorse per prorogare l’agevolazione anche al 2023, ma più ristrette rispetto agli anni precedenti e pari a 1,5 milioni di euro. Fino al 31 dicembre può beneficiare del bonus chi acquista e installa sistemi di filtraggio, mineralizzazione, raffreddamento e addizione di anidride carbonica alimentare. C’è quindi ancora tempo fino a fine anno per richiederlo, mentre per il 2024 bisognerà attendere eventuali interventi di proroga. Possono richiedere l’agevolazione, che consiste in un credito d’imposta, le persone fisiche, gli esercenti di attività d’impresa, arti e professioni e gli enti non commerciali. La domanda deve essere presentata all’inizio dell’anno successivo a quello di sostenimento delle spese.

Un massimo di 500 o 2.500 euro

Il credito d’imposta a cui si ha diritto può arrivare a un massimo del 50% dei costi sostenuti entro i limiti di 1.000 euro per ciascun immobile, o 5.000 euro per ogni immobile adibito all’attività commerciale o istituzionale. Il valore del bonus acqua potabile, quindi, può arrivare a un massimo di 500 o 2.500 euro, da utilizzare in compensazione o tramite dichiarazione dei redditi. Stando alle indicazioni fornite dall’Agenzia delle Entrate per gli anni scorsi, la domanda può essere inviata dal 1° al 28 febbraio 2023 comunicando l’ammontare dei costi sostenuti tramite il servizio online disponibile sul portale istituzionale.

Si richiede online sul sito dell’Agenzia delle entrate

Per poter procedere con la richiesta è necessario, prima di tutto, effettuare l’accesso all’area riservata dell’Agenzia delle entrate tramite le credenziali SPID, CIE (Carta d’Identità Elettronica), o CNS (Carta Nazionale dei Servizi). Una volta all’interno, nella sezione dedicata alle agevolazioni bisogna selezionare la voce Credito di imposta per il miglioramento dell’acqua potabile. Per poter accedere all’agevolazione è necessario essere in possesso di una fattura elettronica o di un documento commerciale con l’indicazione del codice fiscale del soggetto che richiede il credito. Le persone fisiche, e in generale gli aspiranti beneficiari diversi da quelli che esercitano attività d’impresa in regime di contabilità ordinaria, non possono effettuare il pagamento in contanti.

Le persone fisiche possono utilizzarlo anche nella dichiarazione dei redditi

Nonostante la norma indichi il credito d’imposta spettante come pari al 50% dei costi sostenuti, è più corretto parlare di una misura massima pari alla metà delle spese di acquisto dei sistemi di miglioramento dell’acqua potabile. Il valore del beneficio, infatti, viene stabilito in base alle risorse disponibili e alle richieste ricevute dall’Agenzia delle Entrate. Considerando questa modalità di calcolo, negli anni scorsi il bonus acqua potabile non è mai stato riconosciuto in misura piena.
In ogni caso, una volta ottenuto sarà possibile fruire del credito d’imposta riconosciuto in compensazione tramite il modello F24. Le persone fisiche, non esercenti attività d’impresa o lavoro autonomo, possono utilizzarlo anche nella dichiarazione dei redditi riferita all’anno della spesa e in quelle degli anni successivi fino al completo impiego dell’importo.

Perchè i criminali informatici colpiscono soprattutto le PMI?

In occasione della Giornata Internazionale delle PMI promossa dalle Nazioni Unite, Kaspersky ha presentato un report completo che mette in luce i crescenti pericoli che le piccole e medie imprese (PMI) devono affrontare nel panorama attuale delle minacce informatiche. Considerando che le PMI costituiscono il 90% di tutte le aziende a livello globale e contribuiscono al 50% del prodotto interno lordo mondiale, è necessario rafforzare le misure di sicurezza informatica per proteggere questi importanti attori economici. Il nuovo report di Kaspersky, intitolato “Threats to SMB”, ha evidenziato una realtà preoccupante: i criminali informatici continuano a colpire le PMI utilizzando una serie di tecniche sofisticate. Il numero di dipendenti delle PMI che si sono imbattuti in malware o software indesiderati, camuffati da applicazioni aziendali legittime, è rimasto relativamente stabile rispetto all’anno precedente (2.478 nel 2023 rispetto a 2.572 nel 2022), e i criminali informatici persistono nel tentativo di infiltrarsi in queste aziende.

Phishing via email, messaggi di testo ingannevoli… le minacce sono molteplici

I truffatori utilizzano una vasta gamma di metodi, tra cui sfruttamento di vulnerabilità, phishing via email, messaggi di testo ingannevoli e persino link YouTube apparentemente innocui. L’obiettivo è sempre quello di accedere a dati sensibili. Questa tendenza preoccupante evidenzia la necessità urgente di rafforzare le misure di sicurezza informatica per proteggere le PMI dalle costanti minacce informatiche. Il report ha rilevato che nei primi cinque mesi del 2023 sono stati individuati 764.015 file dannosi destinati alle PMI.
Gli exploit sono state le minacce più diffuse, rappresentando il 63% (483.980) dei rilevamenti nei primi cinque mesi dell’anno. Questi programmi malevoli sfruttano le vulnerabilità dei software, consentendo ai criminali di eseguire malware, aumentare i privilegi o distruggere applicazioni critiche senza alcuna azione da parte dell’utente.
Inoltre, le minacce di phishing e truffe rappresentano un rischio significativo per le PMI. I criminali informatici riescono facilmente a indurre i dipendenti a divulgare informazioni riservate o a cadere vittime di truffe finanziarie. Alcuni esempi di queste tecniche fraudolente includono false pagine di servizi bancari, spedizioni o credito, create per ingannare le persone inconsapevoli.

Cos’è lo smishing?

Il report di Kaspersky mette anche in evidenza un metodo spesso utilizzato per infiltrarsi negli smartphone dei dipendenti, chiamato “smishing”, una combinazione di SMS e phishing. Questa tecnica prevede l’invio di un messaggio contenente un link tramite diverse piattaforme come SMS, WhatsApp, Facebook Messenger, WeChat e altre. Se l’utente clicca sul link, il dispositivo viene esposto al caricamento di codici malevoli che possono comprometterne la sicurezza.

Vulnerabilità da non sottovalutare

I dati utilizzati nel report sono stati raccolti da gennaio a maggio 2023 tramite Kaspersky Security Network (KSN), un sistema protetto per l’elaborazione di dati anonimizzati relativi alle minacce informatiche, condivisi volontariamente dagli utenti Kaspersky. 
“Le vulnerabilità affrontate dalle PMI non devono essere sottovalutate. Poiché queste aziende sono alla base dell’economia di molti Paesi, è essenziale che governi e organizzazioni intensifichino gli sforzi per salvaguardare queste imprese. La consapevolezza e gli investimenti in solide soluzioni di sicurezza informatica devono diventare una priorità assoluta per proteggere le PMI dalle minacce informatiche in costante evoluzione”, ha dichiarato Vasily Kolesnikov, esperto di sicurezza di Kaspersky.

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