La pandemia, la situazione internazionale, l’economia… Sono tanti i fattori che inevitabilmente impattano sul settore agroalimentare italiano. A fare una “fotografia” del comparto è stato il report “Una nuova prospettiva per l’agroalimentare dell’Emilia-Romagna”,  una puntuale analisi che ha approfondito gli scenari futuri del settore anche alla luce del recente conflitto ucraino e dei finanziamenti in arrivo da PNRR e nuova PAC, presentato da Nomisma a Bologna con la partecipazione di partner importanti.

Prezzi in aumento e materie prime difficili da reperire 

L’emergenza pandemica e la guerra in Ucraina esasperano il trend rialzista dei prezzi di input energetici, produttivi e dei trasporti. A fronte di una crescita a doppia e tripla cifra da dicembre 2019 allo stesso mese del 2021, nei primi 4 mesi del 2022 le quotazioni continuano a salire. Emerge, inoltre, con forza la dipendenza per gli approvvigionamenti (soprattutto energetici) dai paesi coinvolti nel conflitto e “le imprese risentono sensibilmente della crescita dei costi e delle difficoltà di approvvigionamento” ha detto Ersilia Di Tullio, senior project manager di Nomisma. Anche i prezzi delle materie prime agricole, già in rapida ascesa nel 2020 e 2021, segnano ulteriori rilevanti incrementi da dicembre 2021 ad aprile 2022. “Lo scenario bellico è, anche in questa circostanza, ulteriore fonte di preoccupazione per le imprese alimentari e mangimistiche perché da Russia e Ucraina l’Italia importa quote sensibili di materie prime agricole, in particolare olio e panelli di girasole, oltre che mais”.

L’impatto della situazione in Ucraina

Nonostante questa dipendenza, tuttavia Russia e Ucraina hanno un peso limitato nella bilancia commerciale italiana, con valori ben distanti dai nostri maggiori partner internazionali: Francia, Germania e Spagna per l’import; Germania, Stati Uniti e Francia per l’export. “Le importazioni complessive in Italia corrispondono a 48,5 miliardi di euro, ma l’incidenza sul totale dell’Ucraina è dell’1,3% e della Russia di appena lo 0,5%, mentre le esportazioni nazionali raggiungono i 52 miliardi di euro e Russia e Ucraina pesano rispettivamente 1,3% e 0,7% del totale” ha detto Di Tullio.

Export e consumi interni dopo la pandemia

“Si tratta di incidenze che non compromettono le nostre brillanti performance sull’estero” ha aggiunto la manager. L’export agroalimentare italiano è infatti cresciuto del +15% nel 2021/2019 e addirittura del +35% nel 2021/2016, registrando un surplus nella bilancia commerciale 2021 di 3,5 miliardi euro.  Meno brillanti, invece, i numeri dei consumi food&beverage interni, con una significativa flessione del 7% nel 2021 rispetto al 2019, legata al forte impatto sull’Horeca della pandemia ed a un non completo recupero dei consumi fuori casa.

Come cambiano le abitudini di consumo degli italiani 

Nel 2022 cresce sensibilmente l’inflazione (+6,2% l’indice generale di aprile 2022 rispetto allo stesso mese del 2021), con aumenti che riguardano in primis abitazione, acqua, elettricità e consumi (+26,9%)e trasporti (+9%), seguiti dagli alimentari e bevande analcoliche (+6,7%).
Conclude Di Tullio: “La perdita di potere d’acquisto delle famiglie intaccherà marginalmente i consumi alimentari domestici anche se è attesa una razionalizzazione della spesa, con contrazione degli sprechi e grande attenzione al prezzo. Ma limiterà di molto i comportamenti degli italiani che si dichiarano pronti a rinunciare a viaggi (23%) e consumi fuori casa (21%), ritardano così ulteriormente la ripresa dell’Horeca”.