L’effetto dirompente del Covid sulle abitudini degli italiani ha coinvolto due temi chiave del Paese, la casa e la famiglia, strettamente connessi con il welfare e il risparmio. Il Rapporto Nomisma “La Casa e gli Italiani”, ha rilevato tre apprendimenti: il primo riguarda l’accelerazione digitale, probabilmente irreversibile, che sfida a riprogettare i servizi, le abitazioni, e le città in cui viviamo. Il secondo riguarda la città diffusa, che spesso produce isolamento e non diminuisce l’impronta ecologica. Il processo di urbanizzazione e la spinta ad avere una casa di proprietà non ha infatti prodotto quell’abitare sociale in grado di migliorare la qualità dei territori. Il terzo apprendimento riguarda invece l’imprevedibilità. La pandemia infatti ha svelato la nostra fragilità, e nella società odierna le transizioni improvvise dell’esistenza impattano sull’abitare.

L’abitare-arricchito e la dimensione outdoor 

“La pandemia ha costretto le famiglie a fare il punto sulla casa, almeno nella dimensione indoor – commenta Marco Marcatili, Responsabile Sviluppo Nomisma -. Un primo dato è chiaro e ambivalente: una metà ha riscoperto il piacere della ‘casa-tana’, l’altra metà l’incubo della ‘casa-gabbia’. Tuttavia, se nelle fasi di restrizione ci siamo concentrati sulla casa come luogo della scuola, del lavoro e del tempo libero, nelle altre fasi di graduale riapertura abbiamo rivolto lo sguardo più alla dimensione outdoor della casa, in cerca di una migliore qualità del contesto e dei servizi. In questo senso l’offerta di abitare, pubblica e privata, dovrà riguardare sempre di più un ‘Abitare-arricchito’ – continua Mercatali – che in qualche modo, è un abitare più complesso e sociale, di cui ancora oggi vediamo poco traccia nelle politiche, si pensi al Superbonus, nei programmi nazionali, come il Pinqua, e nelle pratiche degli operatori privati”. 

Il protagonismo delle città medie
Sul ‘dove’ abitare, l’architetto designer Mario Cucinella, di Studio MC A, individua una via di mezzo fra la fuga dalla città in favore dei piccoli borghi e il protagonismo delle città medie e piccole, funzionali e adeguate alle esigenze sociali e professionali delle persone, dove è radicato un sistema di facilities che rendono la vita più semplice.
Di certo, il mercato deve reagire a questo fermento. “Quello che ancora non vedo -puntualizza Cucinella – è un mercato immobiliare pronto a recepire le tante nuove esigenze della domanda, che ogni giorno diventa più complessa e frammentata. In altri Paesi europei, ad esempio, si va diffondendo il city pop, uno strumento e concetto di vita innovativo che offre appartamenti arredati di poche decine di mq, affittabili per brevi periodi, fino a 52 settimane”.

Il sogno italiano della casa di proprietà si è rattrappito

Il Covid ha ribaltato la filosofia dell’abitare e ha mostrato che il ‘sogno italiano’ della casa di proprietà come fine ultimo e da tramandare per generazioni si è rattrappito. Le mutate condizioni economiche delle famiglie pongono il problema delle reali possibilità di acquisto e il desiderio della casa dei sogni nella città ideale.   “L’indagine Nomisma è un’occasione preziosa per fare il punto del rapporto fra la ‘città di sopra’ e la ‘città di sotto’ – spiega sociologo presso l’Università di Macerata Clombi – fra il desiderio di casa e il proprio ‘zainetto’ in dotazione. Quanti incauti scivoleranno dalla città di mezzo a quella di sotto? Quanti nuclei familiari diventeranno da vulnerabili a vulnerati?”. Queste preoccupazioni nascono dal fatto che il tema della casa, nonostante iniziative come il Superbonus, è lasciato alle famiglie, molte delle quali sono ‘miopi’ rispetto alle proprie reali possibilità.