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Giornata della Terra, gli italiani e il climate change 

Il 22 aprile di ogni anno si celebra la Giornata della Terra, una manifestazione globale per promuovere la sostenibilità ambientale e la salvaguardia del nostro pianeta. 
In occasione di questo appuntamento, Ipsos ha condotto un sondaggio internazionale interpellando oltre 21.000 persone distribuite in 29 Paesi, tra i quali anche l’Italia. L’obiettivo della ricerca era esplorare le opinioni relative al cambiamento climatico e le azioni che le persone percepiscono come essere più impattanti nella riduzione della CO2.

Meno sensibilità sul tema: colpa di altre crisi globali

Dai risultati è emerso come solamente il 29% degli italiani ritenga che il governo abbia un chiaro piano per lavorare contro i cambiamenti climatici e come questa convinzione sia in calo rispetto all’anno scorso, probabilmente a causa dell’impatto delle tante altre crisi che stiamo attualmente vivendo. Al contempo, le persone tendono a considerare la lotta al cambiamento climatico come una responsabilità da condividere tra singoli individui (62%), governo (55%) e aziende (52%). Tuttavia, soltanto il 28% degli intervistati vede il proprio paese come leader nell’affrontare il cambiamento climatico; in Italia, tale percentuale è in linea con quella di Francia, Canada ed Olanda mentre i valori più elevati si registrano in India (71%), Malesia (51%) e Brasile (42%). La maggioranza concorda sul fatto che non è possibile affrontare completamente il cambiamento climatico senza la collaborazione di tutti i paesi: lo pensano il 66% su scala internazionale ed addirittura il 71% nel nostro paese.

Più oneri ai paesi ritenuti maggiormente “responsabili”

La maggioranza dell’opinione pubblica italiana (per l’esattezza il 61%) ritiene anche che l’onere maggiore dovrebbe ricadere sui paesi più responsabili del climate change ed economicamente sviluppati. Circa sette persone su dieci, invece, reputano che se ognuno facesse piccoli cambiamenti nella propria vita quotidiana, potrebbe avere un grande impatto nella lotta al cambiamento climatico. Nonostante le difficili condizioni economiche contingenti, infatti, solo il 23% pensa che sia troppo tardi per fare qualcosa mentre ben 41%, quindi circa 4 persone su dieci in Italia, ritengono che sia proprio adesso il  momento giusto per investire in misure contro il progredire del cambiamento climatico. 

Comportamenti sostenibili per ridurre le emissioni di carbonio: percezione contro realtà

In ultima analisi, il sondaggio d’opinione Ipsos rivela che a livello internazionale continua a persistere il cosiddetto “believe-true gap”, ciò significa che le persone tendono a percepire l’impatto di alcune azioni, messe in atto per ridurre le emissioni di CO2, in misura maggiore rispetto a quello effettivo. Si registra ancora confusione su quali siano i comportamenti più sostenibili da adottare che hanno un impatto maggiore sulla lotta al cambiamento climatico, seppur con qualche progresso rispetto allo scorso anno.
In particolare, rispetto al 2022, è aumentata la consapevolezza dell’impatto positivo che il passaggio alle energie rinnovabili può avere, classificato dal campione intervistato come il miglior modo per ridurre le emissioni di carbonio (al quarto posto in termini di impatto effettivo*), con un aumento di 8 punti percentuali.

e-commerce: gli italiani continuano ad acquistare online, anche con l’inflazione

Il 2022 verrà ricordato come l’anno del prepotente ritorno dell’inflazione, di una situazione geopolitica internazionale incerta e di un conseguente ridotto potere d’acquisto da parte dei consumatori. Non sorprende, quindi, che rispetto al 2021 la quota dei cosiddetti acquirenti intensivi, ovvero quelli che fanno acquisti online almeno una volta alla settimana, sia calata di oltre due punti percentuali. In ogni caso, anche nel post Covid il 61% dei consumatori italiani continua a effettuare un acquisto online almeno una volta al mese, e il 24% una volta alla settimana. È quanto emerge dal Report annuale sull’e-commerce italiano pubblicato da idealo, il portale internazionale di comparazione prezzi.

Sul podio elettronica, moda & abbigliamento e scarpe 

Negli ultimi tre mesi, il 43% degli utenti online ha acquistato un prodotto di elettronica, uno del settore moda & abbigliamento (41%) e uno relativo al comparto delle scarpe (33%). Oltre il podio, registrano ottimi risultati anche il settore bellezza & profumi (32%), giocattoli & gaming (26%), medicine e prodotti per la salute (25%) e food & beverage (21%). Completano la top ten, il settore pet (20%), sport & outdoor (16%) e arredamento & giardino (15%). Confrontando i dati 2021 con il 2022 si evidenzia come ogni settore abbia fatto registrare una crescita di interesse, a partire da giocattoli & gaming (+78%), bambini & neonati (+59%) prodotti per animali (+52%), elettronica (+35%) e arredamento & giardino (+33%).

Chi compra online e cosa?

Nell’ultimo mese circa l’80% delle donne ha effettuato un acquisto tramite e-commerce, a fronte del 78% degli uomini. I settori online di maggiore interesse per il mondo maschile sono quello dell’elettronica (53%), scarpe & sneakers (32%) e moda & accessori (32%). Per l’universo femminile, moda & accessori (52%), prodotti per bellezza & profumi (46%) e scarpe & sneakers (34%).
La fascia di età più attiva è quella tra 35-44 anni, di cui oltre l’86% ha fatto almeno un acquisto online nell’ultimo mese. Seguono 44-55enni (85%), 25-34enni (76%), over 55 (75%) e i giovanissimi tra 16-24 anni (65%). L’elettronica di consumo, riporta Ansa, è la categoria con più acquisti online per le persone dai 25 anni in su, mentre gli under 24 danno più importanza a moda e accessori.

Se aumentano i prezzi confrontare equivale a risparmiare

Analizzando le oltre 2000 categorie di prodotto presenti sul portale italiano di idealo emerge che negli ultimi tre anni circa 1.200 categorie hanno registrato un costo medio più alto. Grazie all’andamento del prezzo di ogni prodotto idealo ha stimato le fluttuazioni per le categorie con il maggior numero di intenzioni di acquisto. In particolare, chi ha acquistato schede video nel 2022 ha ottenuto un risparmio medio superiore al 30% nell’arco di un anno, mentre chi ha comprato televisori e console di gioco ha sperimentato risparmi medi superiori al 20%. Per fotocamere digitali, tablet, notebook, smartphone e lavatrici i ribassi sono stati superiori al 15%, e per giacche, frigoriferi, profumi, stampanti e aspirapolvere superiori al 10%.

Tutti fan delle emoji: anche nelle comunicazioni di lavoro

Secondo un recente sondaggio condotto da Skebby.it, più del 42% dei rispondenti ha dichiarato di utilizzare le emoji anche nelle comunicazioni di lavoro, mentre solo il 3% le utilizza in mail destinate ai clienti e partner commerciali. Le emoji, create per i primi clienti di telefonia mobile giapponesi alla fine degli anni ’90, sono diventate sempre più popolari grazie all’uso diffuso degli smartphone e dei social media. Inizialmente utilizzate principalmente per esprimere emozioni e stati d’animo nelle conversazioni con amici e familiari, ora le emoji sono diventate un elemento comune nelle comunicazioni professionali. Insomma, faccine, simboli, animaletti e piccoli disegni fanno ormai parte della nostra vita quotidiana e delle più diverse forme di comunicazione digitale.

Obiettivo: rendere i messaggi più coinvolgenti

Il crescente utilizzo delle emoji nel mondo del lavoro è dovuto alla diffusione della messaggistica istantanea e degli SMS. Questi ultimi, in particolare, stanno vivendo una seconda giovinezza nell’ambito professionale. In questo contesto, le emoji possono essere utilizzate per rendere i messaggi più coinvolgenti ed efficaci, ad esempio per inviare promemoria di appuntamenti, conferme di spedizioni, password temporanee, e comunicazioni di marketing.

Quanto e con chi si usano

il 42% degli intervistati dichiara di utilizzare emoji anche quando invia messaggi ed e-mail ai colleghi e il 3% afferma di farlo anche nelle e-mail a clienti e business partner. Ne va da sé che con una buona penetrazione anche nel mondo professionale le emoji non possono che essere utilizzatissime nella sfera privata e, infatti, dal sondaggio emerge come sia ben il 77% ad avvalersene nelle conversazioni con la famiglia e addirittura l’84% nelle comunicazioni con gli amici. nel sondaggio della piattaforma che offre servizi professionali di mobile marketing & service solo il 7% degli intervistati ha dichiarato di non utilizzare mai le emoji.

Non piacciono proprio a tutti

Tuttavia, non tutti sono entusiasti dell’uso delle emoji sul posto di lavoro. Alcuni ritengono che possano essere poco professionali e che soprattutto possano causare malintesi. È quindi importante fare attenzione a come si utilizzano le emoji e ad assicurarsi che siano appropriate per il contesto e la persona con cui si sta comunicando. In generale, comunque, sembra che le emoji siano qui per restare, sia nella vita personale che professionale. Anzi, se ne aspettano sempre di nuove…

Bambini europei a rischio online: forse sopravvalutano le loro conoscenze?

Quali sono le conoscenze dei bambini europei in merito alla sicurezza online? Risponde la ricerca di Kaspersky Troppo sicuri e troppo esposti: i bambini sono sicuri online? condotta da Censuswide su 6.382 bambini, di cui 1.013 in Italia, e 6.665 adulti (1.000 in Italia) in 8 Paesi europei.La ricerca ha chiesto agli intervistati quali fossero le loro conoscenze in materia di sicurezza online, se sapessero cosa fosse un tentativo di phishing, quante informazioni condividessero online e a chi si affidassero per identificare potenziali minacce. E dai risultati emerge che il 72% dei giovani intervistati non è in grado di identificare uno o più tentativi di phishing, e non sa distinguere un’email fasulla da una legittima. 

Eccessiva sicurezza e condivisione

Inoltre, il 39% dei bambini di 11-15 anni che dichiarano di essere informati sulla sicurezza online sono stati loro stessi vittime di phishing, evidenziando come i più piccoli sopravvalutino le proprie conoscenze in tema di sicurezza online esponendosi a rischi e pericoli. Nonostante molti giovani under 18 si ritengano ‘cyber aware’, la ricerca rivela poi che oltre la metà (55%) ammette ancora di inserire informazioni personali come il proprio nome e la data di nascita sui social media. E il 54% dichiara che sarebbe anche disposto a rivelare il nome del proprio animale domestico (spesso usato come password) e del programma televisivo preferito.

Più formazione per tutte le generazioni

Questa ingenuità si scontra con il presunto livello di conoscenza informatica da parte dei più giovani: giochi e quiz online sono spesso utilizzati dai criminali informatici come strumenti per raccogliere quante più informazioni possibili sugli utenti. Ma meno della metà (42%) degli adulti intervistati sta aiutando i propri figli o i più giovani a identificare le truffe di phishing. Infatti, il 40% degli adulti coinvolti nella ricerca, per loro stessa ammissione, non è affatto informato quando si tratta di sicurezza online, e quasi un quinto (19%) ammette di essere stato vittima di truffe di phishing, percentuale che aumenta in Italia, raggiungendo il 32%. Questo suggerisce la necessità di una maggiore formazione e informazione online per tutte le età, per aiutare ogni generazione a sentirsi al sicuro in rete.

“La conoscenza è potere, ma da sola non è sufficiente”

“La conoscenza è potere, ma da sola non è sufficiente quando si tratta di sicurezza online – dichiara David Emm, Principal Security Researcher Global Research and Analysis Team di Kaspersky -. I nostri risultati dimostrano che una preparazione parziale può essere molto pericolosa per i bambini. L’eccesso di sicurezza che abbiamo evidenziato nel report li espone a forti rischi di minacce online. Per questo motivo, la formazione sulla sicurezza online deve essere ampliata per comprendere anche i pericoli legati ai contenuti e al tipo di attacchi a cui siamo esposti ogni giorno online. L’educazione alla sicurezza informatica non può essere rivolta solo ai bambini, ma deve essere estesa anche alle generazioni più adulte”.

Come scegliere la location perfetta per una festa di compleanno

Articolo in evidenza

Una scelta accurata può fare la differenza tra una festa indimenticabile e una deludente. Per questo motivo abbiamo deciso di fornirti di seguito alcuni consigli utili per aiutarti ad individuare la location perfetta.

Si tratta di prestare attenzione a piccoli ma importanti fattori, grazie ai quali potrai essere sicuro di aver individuato la struttura giusta per le esigenze di spazio e le opportunità di divertimento che desideri offrire a tutti i partecipanti.

Ecco allora di seguito quali sono le cose cui prestare attenzione quando vuoi scegliere la location giusta per una festa di compleanno.

Il numero di partecipanti

Prima di tutto, è importante determinare il numero di piccoli invitati che prenderanno parte alla festa. È fondamentale scegliere una location per feste di compleanno che possa ospitare tutti quanti.

Se invece stai organizzando una festa più intima, una location più piccola e accogliente potrebbe essere l’ideale. Al contrario, se gli invitati sono alquanto numerosi fai bene a scegliere una location più ampia e spaziosa.

Facilità di parcheggio

La location individuata dovrebbe essere facilmente raggiungibile per tutti i tuoi invitati. Se la maggior parte dei partecipanti arriverà in auto, fai bene a scegliere una location che abbia un ampio parcheggio riservato ai clienti.

Se, invece, ti trovi in un’area nella quale molti sono soliti utilizzare i mezzi pubblici, faresti bene ad optare per una location che si trovi nei pressi delle fermate degli autobus o della metro, così da richiedere solo un breve tratto finale da percorrere a piedi.

Considera il tuo budget

Stabilisci un budget realistico e cerca una location che non lo superi, offrendo comunque tutto quel che hai preventivato a livello di servizi e opportunità.

Esistono location più economiche ed altre che costano un pochino di più, tutto dipende da quel che vuoi fare. In alcuni casi è possibile usufruire di promozioni davvero interessanti.

L’ambiente

L’ambiente è un altro fattore importante da considerare: se stai organizzando una festa a tema, cerca una location che si adatti alla tua idea.

Se, invece, vuoi creare un’atmosfera intima e più raccolta, una location più piccola e suggestiva può essere perfetta.

Per una festa per bambini, cerca una location che abbia spazi adatti ai più piccoli o che offra loro anche la possibilità di poter usufruire di strutture pensate appositamente per il loro divertimento ed il gioco in generale.

Questo può aggiungere un tocco di magia alla tua festa ed offrire il divertimento perfetto per creare ricordi indimenticabili.

I servizi

Se hai bisogno di un catering, verifica che la location individuata offra questo tipo di servizio. Se invece stai organizzando una festa con musica dal vivo, verifica che la location abbia l’attrezzatura necessaria per ospitare gli artisti ed il sistema di amplificazione.

Se desideri creare un’atmosfera particolare, controlla se la location offra servizi come l’illuminazione scenica o l’effetto fumo.

Una volta individuata la location che pensi possa fare al caso tuo, verifica che questa sia disponibile per la data della festa di compleanno del tuo bambino. Riserva la sala in anticipo per evitare che qualcun altro lo faccia prima di te.

Conclusione

Come vedi, scegliere la location perfetta per la festa di compleanno dei tuoi bambini richiede un po’ di lavoro di ricerca e pazienza, ma ne varrà sicuramente la pena quando vedrai i sorrisi dei festeggiati e dei piccoli invitati, così come i bei ricordi che avrete insieme di quel giorno così speciale.

Speriamo che questi suggerimenti ti siano stati utili per capire come trovare la location perfetta per la festa di compleanno dei tuoi bimbi!

Quando bisogna sostituire la vecchia macchina da cucire?

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Se stai leggendo questo articolo, probabilmente stai cercando di capire se la tua attuale macchina da cucire stia raggiungendo il limite della sua vita utile o se sia ancora possibile adoperarla per molto tempo ancora.

Prima di iniziare, è importante sottolineare che la scelta di sostituire la tua macchina da cucire dipende da diversi fattori come il tipo di progetti che realizzi e la frequenza con cui la utilizzi.

Detto questo, vediamo di capire insieme quando è il momento giusto per sostituire la tua macchina da cucire.

Quando è il momento di sostituire la macchina da cucire

  • La tua macchina da cucire è vecchia: se la tua attuale macchina da cucire ha ormai tanti anni alle spalle, potrebbe essere il momento di sostituirla. Come qualsiasi altro dispositivo infatti, le macchine da cucire si usurano col tempo e l’usura può causare problemi di funzionamento. Inoltre, le vecchie macchine da cucire potrebbero non essere in grado di gestire i tessuti più spessi o le cuciture più complesse.
  • Riparazioni frequenti: se effettui spesso riparazioni alla tua macchina da cucire, potrebbe essere il segnale che sia arrivato il momento di sostituirla. Alcune riparazioni potrebbero anche essere  costose e, a lungo andare, potrebbe essere più conveniente acquistare una nuova macchina.
  • Mancanza di funzioni: se hai bisogno di funzioni specifiche di cui la tua macchina da cucire non dispone, potrebbe essere il momento di sostituirla. Ad esempio, se vuoi creare ricami o cucire tessuti elastici, potrebbe essere necessario un modello più avanzato con apposita funzione per i tessuti elastici.
  • Progetti più particolari: se hai migliorato le tue capacità di cucito e sei pronta per progetti più particolari, potrebbe essere il momento di passare ad una macchina da cucire più sofisticata. Un dispositivo più avanzato offre infatti una maggiore flessibilità e funzioni per gestire i tessuti più difficili e i progetti più complessi.
  • Cucitura irregolare: se la tua macchina da cucire effettua cuciture irregolari, potrebbe essere un malfunzionamento che evidenzia il momento di sostituirla. Potrebbe trattarsi infatti di un segnale relativo a problemi meccanici o elettronici che non possono essere riparati.
  • Rumore o vibrazioni eccessivi: se la tua macchina da cucire emette rumori o vibrazioni eccessivi durante l’uso, potresti pensare di sostituirla. I nuovi modelli sono infatti molto più stabili e silenziosi, ed è molto più piacevole lavorare con un dispositivo del genere.
  • Costo di riparazione elevato: se hai una macchina da cucire che non puoi adoperare perché guasta, ed il costo della riparazione supera quasi il costo di una nuova macchina, allora potrebbe essere il momento di sostituirla. In alcuni casi infatti, le riparazioni possono costare più della metà del prezzo di un nuovo dispositivo.
  • Innovazioni tecnologiche: se sei un’appassionata di cucito e vuoi poter disporre delle ultime innovazioni tecnologiche, potrebbe essere il momento di passare a una nuova macchina da cucire. Le macchine da cucire moderne offrono infatti funzionalità avanzate, come ad esempio un comodo display LCD per interagire più facilmente con il dispositivo.

Come scegliere la nuova macchina da cucire

Una volta deciso di sostituire la tua vecchia macchina da cucire, è importante scegliere quella giusta per fare un acquisto mirato.

Considera innanzitutto la tipologia di cucito che effettui normalmente e scegli una macchina da cucire che ti consenta di lavorare agevolmente. Se sei un’appassionata di quilting, ad esempio, potresti cercare una macchina da cucire con un’area di lavoro più grande.

Molto dipende chiaramente dal budget a disposizione, dato che il prezzo delle macchine da cucire può variare da poche centinaia di euro a migliaia di euro. Chiaramente prima di acquistare fai bene a leggere le recensioni degli utenti, ed in generale è una buona idea quella di scegliere una marca che produce macchine da cucire di qualità e per questo affidabili.

Suggerimenti aggiuntivi

Per far durare a lungo la tua nuova macchina da cucire, ricorda che è importante fare manutenzione regolarmente. Questo significa pulire la macchina da cucire periodicamente e sostituire eventuali parti che possono usurarsi nel tempo.

Fai bene infine a scegliere gli accessori giusti come piedini, aghi e fili di alta qualità. Questo aiuterà a ottenere cuciture di alta qualità e a mantenere sempre la tua macchina da cucire in buone condizioni.

Pagamenti digitali: 397 miliardi di euro di transato nel 2022 

In Italia il transato con strumenti di pagamento digitale continua a crescere a doppia cifra, e nel 2022 raggiunge 397 miliardi, pari al 40% dei consumi.  Si tratta di un valore che include sia i pagamenti basati su carte e wallet (390 miliardi di euro, in crescita del +18% rispetto al 2021), sia i pagamenti basati su conto corrente, corrispondenti a 7 miliardi di euro di transato. La crescita generale si riflette su tutte le componenti, sia su quelle più tradizionali, come le carte, dove i pagamenti Contactless raggiungono 186 miliardi di euro (+45% sul 2021), sia sui nuovi metodi di pagamento, gli Innovative Payments, che registrano un valore di 20,3 miliardi (+107%). Sono alcune evidenze emerse dall’Osservatorio Innovative Payments della School of Management del Politecnico di Milano.

Mobile e Wearable

All’interno degli Innovative Payments, sono Mobile e Wearable a rappresentare le due componenti fondamentali della crescita. Nel corso del 2022, infatti, gli italiani hanno usato sempre di più smartphone o dispositivi indossabili per effettuare pagamenti in negozio, per un totale di 16,3 miliardi di euro di transato (+122% rispetto al 2021). Lo smartphone è inoltre centrale anche nelle sperimentazioni di nuove versioni delle valute di banca centrale, le cosiddette Central Bank Digital Currency (CBDC). I progetti più avanzati in questo ambito sono concentrati nei Paesi Asiatici, ma anche l’Unione Europea ha avviato i lavori per implementare il cosiddetto Euro Digitale, e sta considerando lo sviluppo di un’app che ne permetta l’utilizzo in negozio, in modalità contactless o con QR code, e anche online.

Buy Now Pay Later

Tra i servizi correlati al pagamento che stanno destando sempre più interesse tra i consumatori c’è sicuramente il Buy Now Pay Later (BNPL). La sua crescita ha caratterizzato il 2021 e si conferma anche nel 2022, contribuendo in maniera significativa all’incremento generale dei pagamenti digitali. Il 13% degli italiani ha dichiarato di avere già utilizzato questo tipo di servizio per uno o più acquisti online e/o in negozio, mentre il 33% è intenzionato a servirsene in futuro (67% se si considerano anche gli indecisi). Nel 2022 le transazioni BNPL hanno raggiunto i 2,3 miliardi di euro, con una crescita del +253% rispetto al 2021. L’86% del valore, inoltre, riguarda acquisti effettuati su Internet, un risultato che porta il BNPL a rappresentare circa il 4% di penetrazione nel mondo online.

Digital Wallet e identità digitale

A livello europeo cresce poi l’attenzione sui Digital Wallet, con particolare attenzione al tema dell’identità digitale come abilitatore, non solo, di pagamenti. La recente revisione del regolamento eIDAS ha proprio lo scopo di introdurre nel 2024 l’European Union Digital Identity Wallet (EUDI wallet), un insieme di servizi certificati che permette agli utenti di richiedere, conservare e condividere le informazioni personali per accedere ai servizi online e firmare documenti elettronici.

Stress da email: l’e-anxiety ha effetti sulla salute mentale

“Se il lavoro è l’ultima cosa a cui qualcuno pensa prima di andare a dormire, probabilmente c’è qualcosa che non va”, afferma William Becker, professore alla Virginia Tech University e coautore dii uno studio che ha esaminato l’effetto delle e-mail ‘di lavoro’ sul benessere delle persone.
Lo studio rivela che lo stress generato dalle e-mail, il cosiddetto e-anxiety, “colpisce psicologicamente i dipendenti e le persone a loro vicine”, riporta il Paìs.
I ricercatori hanno intervistato più di 400 dipendenti in diversi settori lavorativi, confermando che un controllo eccessivo della posta elettronica durante le ore non lavorative è dannoso per il benessere e le relazioni, e costituisce una sorta di allarme rosso per la salute psicologica.

Interruzioni del tempo libero che aumentano la sensazione d’ansia

“Ma anche solo pensarci è in sé dannoso – spiega Becker -: vedere il proprio capo controllare sempre la posta elettronica, sapendo che poi la invierà nel fine settimana o di notte, crea aspettativa. Quindi, non importa quale sia la politica aziendale o la legge – aggiunge il ricercatore -, se senti la pressione del tuo capo, questa avrà la precedenza su tutto il resto”.
L’effetto negativo di tutto ciò si trasmette inevitabilmente al partner o ai figli, in quanto l’interessato “non riesce a liberarsi completamente dal lavoro”, sottolinea Becker. E ciò accade più frequentemente durante il tempo libero o mentre si stanno svolgendo impegni personali o familiari. Insomma, si tratta di “interruzioni o distrazioni che aumentano nel dipendente conflitto e sensazione d’ansia”, e che si riverberano sull’ambiente circostante.

Un peso anche sui costi delle aziende

Un rapporto elaborato dalla società Fremap, che ha analizzato 380.000 assenze per malattia su un campione di 3 milioni di persone, mostra che tra il 2015 e il 2021 l’incidenza media dei processi di invalidità temporanea dovuta a disturbi mentali e comportamentali (Tmc) è aumentata del 17% per tutte le fasce di età.  Nel 2021, se si ignora l’impatto del Covid-19, le malattie mentali sono poi state la causa della richiesta del 15% dei giorni di riposo, la seconda causa più rappresentativa dopo i disturbi muscolo-scheletrici. Tutto ciò, oltre agli effetti sulle persone, pesa anche sui conti delle aziende. I processi di invalidità temporanea, sempre secondo lo studio, hanno infatti causato in Spagna “un costo medio salariale e contributivo di 2.053,36 euro a congedo nel 2021”, riporta AGI.

Come proteggersi dalla “cultura dell’immediatezza”

C’è un rimedio? Gli esperti concordano sul fatto che la velocità delle risposte sul lavoro fa parte della ‘cultura dell’immediatezza’ dei nostri tempi, e secondo gli autori dello studio il rimedio consiste in questo: “La percezione dell’urgenza non è necessariamente reale e può esser regolata”.
Quindi, è necessario imparare a distinguere tra ‘urgente’ e ‘importante’ e stabilire atteggiamenti che modulino il comportamento, “come scegliere razionalmente il momento della risposta, dosare l’accesso alle applicazioni e analizzare domanda e aspettative”, suggeriscono i ricercatori.

Sicurezza informatica, colpita un’impresa su quattro

Tra i timori con cui le piccole e medie imprese italiano devono fare i conti c’è quello degli attacchi informatici. E non si tratta di un pericolo lontano o di un’ipotesi remota. Oggi un’azienda su quattro è stata colpita da problemi relativi alla sicurezza informatica (26%). Tanto che cresce la percentuale delle imprese che, allarmate dalla situazione, hanno deciso di investire risorse per la messa in sicurezza dei propri dati. In base a un sondaggio condotto da SWG per Confesercenti sulle PMI tra i 10 ed i 50 dipendenti, si scopre che nel 2023 il 52% delle PMI investirà in sicurezza, per un investimento complessivo di circa 470 milioni di euro. 

Cybercrime sempre più diffuso anche tra le attività economiche

Quello della sicurezza informatica è un problema che riguarda sempre di più anche le attività economiche. La progressiva digitalizzazione del terziario ha portato infatti quasi la totalità delle imprese intervistate – il 97% – ad adottare uno o più sistemi informatici: il 90% ha un sistema di posta elettronica gestito internamente, il 73% ha un sito web, mentre il 61% si avvale di un software o piattaforma gestionale interna. Un ulteriore 35% mette a disposizione dei clienti una rete Wi-Fi pubblica, mentre il 28% gestisce un portale di e-commerce. Ma anche la salvaguardia di dati sensibili e informazioni riservate è un fattore critico, viste le nuove indicazioni circa l’acquisizione, la gestione, l’utilizzo e l’archiviazione dei dati personali. Per questo, il 49% delle PMI ritiene di dover fare di più per garantire la sicurezza dei propri dati e dell’attività, mentre una quota appena superiore – il 52% – prevede di destinare risorse a questo fine nell’anno in corso, con una spesa media di 4.800 euro per impresa, per un totale di oltre 470milioni. Solo il 50%, però, ha già individuato un fornitore di servizi a cui affidarsi.

Investimenti miliardari nel prossimo triennio

“Il quadro che emerge dal sondaggio, condotto sulle imprese con dieci o più dipendenti e quindi, almeno sulla carta, più strutturate e di conseguenza più motivate a garantirsi un sistema di procedure e protezione dati adeguato, ci offre infatti una duplice lettura. Da una parte un quarto delle attività intervistate ammette di avere già avuto problemi, dall’altro, solo una su due ha deciso di investire per migliorare le proprie difese” dichiara Nico Gronchi, Vicepresidente vicario di Confesercenti. “Certo, le imprese a cui è stato somministrato il sondaggio rappresentano solo il 5% del totale delle attività economiche, e non sono certamente le uniche che vogliono investire nella sicurezza dei propri sistemi. È anzi presumibile che già quest’anno almeno il 10% delle rimanenti imprese – oltre 420mila attività – investirà in cybersecurity. Prendendo come riferimento il triennio 2023-2025, possiamo stimare che le imprese nel loro complesso saranno ‘costrette’ a sostenere spese per la sicurezza informatica per circa 10 miliardi”.

Giovani e mondo digitale, quali sono le preoccupazioni?

Ragazzi, famiglie e un mondo digitale che è sempre più presente e permeante nella vita di tutti. Come vivono i giovani il rapporto con la tecnologia, la rete e i social? A questi interrogativi risponde la ricerca “Tra realtà e Metaverso. Adolescenti e genitori nel mondo digitale” è stata realizzata da BVA DoxaKids, per Telefono Azzurro e presentata all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. Il report esplora la capacità delle nuove generazioni, fra i 12 e i 18 anni, di come evitare i pericoli, controllarli o segnalarli. In generale l’analisi registra un aumento delle preoccupazioni, condivise da genitori e adolescenti, circa gli effetti negativi che possono scaturire da un’esposizione eccessiva agli schermi digitali dei giovanissimi. 

Estranei, bullismo e oversharing di dati personali i rischi più sentiti  

Il 65% dei ragazzi intervistati teme di essere contattato da estranei adulti (percentuale che si innalza al 70% se si prendono in esame solamente le ragazze e i più piccoli, dai 12 ai 14 anni). Seguono il bullismo (57%), oversharing di dati personali (54%), la visione di contenuti violenti (53%) o sessualmente espliciti (45%), l’invio di contenuti di cui ci si potrebbe pentire (36%), le spese eccessive (19%), il gioco d’azzardo (14%). A quasi 1 ragazzo su 2 (48%, 53% nel caso di ragazzi 15-18 anni) è capitato di incappare in contenuti poco appropriati e nel 25% i contenuti apparsi li hanno turbati e impressionati. Nel 68% dei casi i contenuti più diffusi sono quelli violenti, seguiti immediatamente da quelli pornografici (59%) e sessualmente espliciti (59%), dai contenuti discriminatori e razzisti (48%), da quelli riguardanti il suicidio e l’autolesionismo (40%) o inneggianti l’anoressia e la bulimia (30%), ma anche il gioco d’azzardo (27%). I genitori risultano essere un punto di riferimento per i figli, nel caso di eventi spiacevoli accaduti online. Il 19% riporta di aver accolto le confidenze dei propri figli in passato, mentre il 49% ritiene che i propri figli ne parlerebbero in famiglia, anche se per il momento non sono ancora avvenuti episodi di questo tipo.

La questione dell’age verification

Più del 70% dei 12-18enni intervistati prova un forte timore rispetto al fatto che i dati da loro stessi condivisi quotidianamente online (aggiornamenti sui canali social, ricerche e navigazione nel Web, tracce di dati del proprio utilizzo di Internet e degli smartphone) vengano utilizzati senza il loro consenso. Un dato interessante emerge sul punto relativo all’age verification da parte di social network, app e altri siti Internet: per gli adolescenti è di media 15 anni, per i genitori un anno in più, 16. In entrambi i casi si tratta di un discrimine superiore rispetto a quello individuato dall’Italia (14 anni) in seguito alla normativa europea per il consenso al trattamento dei dati.Il risultato del report dimostra l’importanza da parte dei giovani utenti e dei loro genitori dei sistemi di age verification e quindi della necessità di un loro utilizzo per un periodo più lungo. Per il 70% degli adolescenti intervistati sono molto utili per non trovarsi in situazioni rischiose, per il 65% per fare in modo che non compiano azioni senza pensare alle possibili conseguenze e per il 61% per evitare che vedano contenuti inappropriati.

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