“Se il lavoro è l’ultima cosa a cui qualcuno pensa prima di andare a dormire, probabilmente c’è qualcosa che non va”, afferma William Becker, professore alla Virginia Tech University e coautore dii uno studio che ha esaminato l’effetto delle e-mail ‘di lavoro’ sul benessere delle persone.
Lo studio rivela che lo stress generato dalle e-mail, il cosiddetto e-anxiety, “colpisce psicologicamente i dipendenti e le persone a loro vicine”, riporta il Paìs.
I ricercatori hanno intervistato più di 400 dipendenti in diversi settori lavorativi, confermando che un controllo eccessivo della posta elettronica durante le ore non lavorative è dannoso per il benessere e le relazioni, e costituisce una sorta di allarme rosso per la salute psicologica.

Interruzioni del tempo libero che aumentano la sensazione d’ansia

“Ma anche solo pensarci è in sé dannoso – spiega Becker -: vedere il proprio capo controllare sempre la posta elettronica, sapendo che poi la invierà nel fine settimana o di notte, crea aspettativa. Quindi, non importa quale sia la politica aziendale o la legge – aggiunge il ricercatore -, se senti la pressione del tuo capo, questa avrà la precedenza su tutto il resto”.
L’effetto negativo di tutto ciò si trasmette inevitabilmente al partner o ai figli, in quanto l’interessato “non riesce a liberarsi completamente dal lavoro”, sottolinea Becker. E ciò accade più frequentemente durante il tempo libero o mentre si stanno svolgendo impegni personali o familiari. Insomma, si tratta di “interruzioni o distrazioni che aumentano nel dipendente conflitto e sensazione d’ansia”, e che si riverberano sull’ambiente circostante.

Un peso anche sui costi delle aziende

Un rapporto elaborato dalla società Fremap, che ha analizzato 380.000 assenze per malattia su un campione di 3 milioni di persone, mostra che tra il 2015 e il 2021 l’incidenza media dei processi di invalidità temporanea dovuta a disturbi mentali e comportamentali (Tmc) è aumentata del 17% per tutte le fasce di età.  Nel 2021, se si ignora l’impatto del Covid-19, le malattie mentali sono poi state la causa della richiesta del 15% dei giorni di riposo, la seconda causa più rappresentativa dopo i disturbi muscolo-scheletrici. Tutto ciò, oltre agli effetti sulle persone, pesa anche sui conti delle aziende. I processi di invalidità temporanea, sempre secondo lo studio, hanno infatti causato in Spagna “un costo medio salariale e contributivo di 2.053,36 euro a congedo nel 2021”, riporta AGI.

Come proteggersi dalla “cultura dell’immediatezza”

C’è un rimedio? Gli esperti concordano sul fatto che la velocità delle risposte sul lavoro fa parte della ‘cultura dell’immediatezza’ dei nostri tempi, e secondo gli autori dello studio il rimedio consiste in questo: “La percezione dell’urgenza non è necessariamente reale e può esser regolata”.
Quindi, è necessario imparare a distinguere tra ‘urgente’ e ‘importante’ e stabilire atteggiamenti che modulino il comportamento, “come scegliere razionalmente il momento della risposta, dosare l’accesso alle applicazioni e analizzare domanda e aspettative”, suggeriscono i ricercatori.